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CINEMA - Il regista Marco Pozzi presenta alla 67° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia "Maledimiele", il film sull'anoressia

Alla 67° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia “Maledimiele”, il film italiano sull’anoressia del regista Marco Pozzi, riceve il Premio Speciale del Fiuggi Family Festival. Il film racconta la storia di Sara, un’adolescente che precipita nella malattia, una patologia che oggi è considerata la prima causa di morte tra i giovani.

A “Maledimiele”,  prodotto dalla neonata casa di produzione 3per, verrà assegnato il Premio Speciale del Fiuggi Family. Il riconoscimento sarà consegnato il prossimo 11 settembre al Lido di Venezia, durante la 67° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

La cerimonia di premiazione si terrà nella Sala Pasinetti alle ore 15.30, dove a seguire verrà proiettato il film alla presenza del regista Marco Pozzi, della protagonista Benedetta Gargari  e di Chiara Iezzi (interprete del brano “L’altra parte di me”, che accompagna i titoli di coda del film, composto da Claudio Pelissero e scritto da Diego Calvetti)

Secondo la presidenza e la direzione artistica del Fiuggi Family Festival, si legge nella motivazione del premio, “il film di Pozzi ha il merito di mostrare il disagio comunicativo dei giovani. La ragazza anoressica/bulimica è bene interpretata dalla Gargari: il suo disagio la porta a rifiutare la comunicazione anche con insegnanti e medici. Questa atroce impossibilità di comunicare si estende persino ai rapporti con i suoi coetanei. Il film svela in modo chiaro come il dolore per tale impossibilità ad entrare in comunicazione con gli altri porti la ragazza (e molti giovani come lei) all'urlo silenzioso del rifiuto del cibo, all'ossessione per una magrezza scheletrica che privi coloro che la amano delle apparenze che vedono, costringendoli violentemente a dover affrontare lo scheletro, cioè l'anima della figlia. Il film lascia aperto il dibattito sulle possibili soluzioni”.

Tra i protagonisti GianMarco Tognazzi, Sonia Bergamasco, Isa Barziza e Benedetta Gargari, quindicenne attrice emergente già protagonista di fiction TV di successo e dei film di Ferzan Ozpetek (“La Finestra di Fronte” e “Saturno Contro”).

Nei titoli di coda del lungometraggio una breve opera artistica in animazione del 2005 dell’artista Valerio Berruti dal titolo “Golgota” rappresenta il perfetto contrappunto visivo al nucleo narrativo del film.

 

 

Alcune dichiarazioni sul film:

 

Antonella Bevere, medico e Presidente del Fiuggi Family Festival

“Il rifiuto del cibo è l’urlo silenzioso di un dolore che non si riesce ad esprimere. Sono particolarmente grata al Presidente della Biennale Paolo Baratta e al direttore della Mostra Marco Müller – ha detto la Bevereper averci permesso di portare al Lido il tema dei disturbi alimentari dei più giovani. Il dolore intimo degli adolescenti che soffrono di questa malattia è legato direttamente alla difficoltà di esprimere se stessi, di conoscere e farsi conoscere in verità, nella società degli eccessi e dell'immagine. Parlarne in un luogo così invaso dai media come Venezia può essere utile”.

 

Marco Pozzi, il regista di “Maledimiele”

Maledimiele bandisce ogni compiacimento voyeuristico e prova ad accompagnare senza morbosità lo spettatore dentro la dimensione della malattia e a conoscere il mondo attraverso gli occhi di Sara. Il film vuole mettere in campo anche il vuoto esistenziale e la difficoltà di comunicare all’interno della famiglia borghese. L’importante presenza del personaggio di Sara aiuta lo spettatore a entrare in un immaginario che, lontano da stereotipi, conduce attraverso le immagini a un valore universale visibile che può far riflettere tutti indistintamente”.

 

Benedetta Gargari, protagonista del film

“Il personaggio di Sara mi ha fatto crescere e mi ha tenuta lontana dalla malattia. Questo film deve aiutare le ragazze della mia età, e anche i loro genitori, a capire che è importante vivere bene con il proprio corpo e che non bisogna “giocare” con la dieta. Questo primo ruolo da protagonista è stato per me molto difficile a livello psicologico perché, per comunicare al meglio ‘l’essere malata’, ho dovuto creare una distanza tra me e il personaggio di Sara”.

 

 

(Settembre 2010)