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L'INTERVISTA - Fabio Santini: " Sergio Leone, Charles Bukowski e i Beatles hanno cambiato la mia vita"
di Elisabetta Di Dio Russo

Fabio Santini è protagonista di “C’era una volta il cinema”, lo spettacolo teatrale che compie un viaggio emozionante dietro le quinte dei film di Sergio Leone.

Lo spettacolo che è tornato ed è rimasto in scena al Teatro Sala Fontana di Milano fino al 20 novembre scorso dopo 12 anni e 300 repliche si sposterà in altri teatri italiani.

Fabio Santini giornalista, ideatore e attore dello spettacolo racconta in questa intervista la sua grande passione per il cinema di Sergio Leone e svela il segreto del successo di  “C’era una volta il cinema”, uno spettacolo sempre emozionante ed attuale.

 

Il suo spettacolo, “C’era una volta il cinema”, è dedicato ad una figura indimenticabile del Cinema Italiano, Sergio Leone. Come è nata questa passione per il cinema del grande regista?

E' nata nel lontano '64, quando vidi per la prima volta "Per un pugno di dollari". Avevo 13 anni. Ne rimasi letteralmente shoccato. Quel film, come le canzoni dei Beatles, i romanzi di Bukowski, cambiarono la mia vita. 

 

Lei ha avuto modo di conoscere Sergio Leone. Qual è il suo ricordo più caro legato a questa importante icona del cinema italiano?

Ricordo quando mi raccontò la prima scena di "C'era una volta Leningrado", il film che non ha mai girato, essendosene andato qualche settimana prima del primo ciak. Era fine '88, fu l'ultima volta che lo incontrai.

 

Lei è giornalista, si occupa di musica, sport  ma, in questo caso, è anche ideatore e interprete dello spettacolo. Come nasce la sua  passione per la recitazione e per il teatro?

Amo il teatro e mi dispiace che la tv lo ignori quasi del tutto. Ho pensato che il teatro fosse il palcoscenico adatto per coniugare grande cinema, grande musica, emozioni ed evocazioni di grande effetto.  Sono una voce narrante che racconta una storia irripetibile e cerca di dare alla gente il senso della vita che Leone mi trasmise con i suoi film, la sua figura.

 

Come mai ha deciso di riproporre lo spettacolo a Milano dopo 12 anni?

Sono stato invitato dal Teatro Sala Fontana, nello stesso teatro che vide nascere questo progetto 12 anni fa. Credo sia una grande soddisfazione. L'11 gennaio sarò al Teatro San Babila, il 12 marzo al Teatro Rosetum.

 

Il pubblico milanese è sempre stato considerato dagli artisti una “piazza difficile”. Lei come milanese cosa pensa di questa considerazione?

Vero. E' un po' freddino, piuttosto selettivo, molto attento. Si lascia andare solo alla fine. Ma è un pubblico maturo, intelligente e che sa apprezzare il senso di ciò che va a vedere.

 

Cosa si aspetta oggi dal pubblico milanese, che fra l’altro è lo stesso che 12 anni fa ha accolto il debutto del suo spettacolo?

Tutto quello che mi ha sempre dato il pubblico di ogni parte d'Italia: la gioia degli applausi. E magari, come è accaduto sempre, la visita nel camerino di qualcuno che mi dice: sa, da stasera vedrò i film di Leone in un'altra ottica. Sarebbe la soddisfazione più grande per me.

 

 

In teatro lei ha presentato anche “Let it Beatles” dedicato al celebre gruppo anglosassone. Ultimamente diversi artisti e scrittori si sono sbizzarriti nel celebrare gli anni Sessanta e, in particolare, il Sessantotto con libri, spettacoli, film, ecc. Qual  è il suo rapporto con gli anni Sessanta e con la Beat Generation?

Intenso, molto intenso. Per nulla nostalgico però. Di quel periodo odio l'iconografia spinta che oggi viene comunicata, amo i suoi messaggi musicali e cinematografici che ancora oggi sono attualissimi. Amo i romanzi di Kerouac e della Pivano, Dylan e film come "Easy Rider". Li considero come tappe fondamentali del mio viaggio culturale, anche nel senso antropologico del termine.

 

E con la musica attuale?

Il rapporto è complicato, ma ciò è dovuto credo all'età. I rapper mi intristiscono, i cantautori mi annoiano, Beatles e Rolling Stones hanno ancora molto da dirmi. E da darmi. Credo che non vi sia molta musica buona in giro.  

 

Tornando al suo spettacolo, “C’era una volta il cinema”, vanta ben 300 repliche. Qual è secondo lei il segreto di questo successo?

La semplicità della costruzione, la passione del racconto, l'emozione di immagini e musiche che hanno colpito e tuttora colpiscono le corde del cuore della gente.  

 

 

Fabio Santini è nato a Milano 58 anni fa, è sposato e ha due figli. É giornalista, quella nei confronti del teatro e di Sergio Leone è una forte passione.

Nei giornali. E’ stato inviato speciale del settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, del settimanale Gente, caporedattore del quotidiano L’Indipendente diretto da Vittorio Feltri. Attualmente collabora a diverse testate tra le quali i quotidiani Libero ed E-Polis.

In radio. E’ stato tra i pionieri di Radio Milano International. Ha collaborato con Radio Deejay e Radio 105. Ha condotto da Roma Radiodue Ventuno e ventinove e aperto le trasmissioni di RaiStereoDue da Milano su RadioRai. Ha inventato e diretto il Giornale Orario di RTL 102.5. Emittente presso la quale continua a collaborare per la conduzione del programma domenicale di calcio Mai visto alla radio.

In televisione. Ha condotto per 8 anni il pomeridiano settimanale di Italiauno “Musica è”. Ha presentato programmi di calcio e cronaca su Antenna 3, Telelombardia, Telenova. Attualmente è su 7Gold come conduttore del programma Diretta Stadio e opinionista e responsabile del calciomercato nel Processo di Biscardi.