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L'INTERVISTA - Alberto Patrucco: "Siamo tutti di nicchia"
di Elisabetta Di Dio Russo

E’ uscito da poco “Necrologica. Un libro lapidario” (Foschi Editore), scritto da uno dei maggiori rappresentanti dell’umorismo italiano, Alberto Patrucco.

Con questo nuovo progetto (libro +cd) l’artista lombardo ironizza sulla morte con epitaffi e coccodrilli, riservati a personaggi noti che appartengono alla nostra società.

Politici, attori, cantanti, giornalisti, personaggi televisivi: nessuno sfugge all’ironia tagliente di Patrucco che, per essere più efficace, si affida anche alla genialità di cinque splendide canzoni di Georges Brassens, da lui stesso tradotte e magistralmente interpretate.

Nel libro vi è anche la partecipazione di Sergio Staino che illustra l’umorismo sottile, ironico, raffinato e deliziosamente noir di Patrucco con venti scheletri eccellenti.

In questa intervista Alberto Patrucco spiega come è nato il libro e racconta la sua passione per le canzoni di Brassens.

 

 

Il Suo è un libro lapidario in tutti i sensi sia perchè si riferisce alle lapidi dei defunti,  sia perchè è una vera e propria lapidazione dei personaggi che lei ha descritto. Come è nata l’idea di questa, chiamiamola lapidazione, fatta con le parole?

Il libro secondo me è un bel condensato di varie tinte satiriche. La branca della comicità che mi interessa di più è quella della satira che altro non è che un frammento dell’universo della comicità. La satira mi piace, mi intriga, mi appassiona. Nel libro c’è la satira scritta in forma breve dell’epitaffio, quella più argomentata del coccodrillo e quella disegnata da Sergio Staino. E poi ci sono le canzoni di Brassens che oltre ad essere un poeta ed un genio straordinario ha, dal mio punto di vista, un tratto satirico sorprendente. L’idea è partita in modo del tutto casuale, da una telefonata con un amico nel 1998, si parlava del Governo Prodi che vacillava e mi è uscita la battuta “se dovesse venire a mancare Prodi sulla sua tomba mi piacerebbe che ci fosse scritto ‘finalmente faccio parte di una maggioranza stabile’!”

E allora, un epitaffio tira l’altro, mi son detto che sarebbe stato interessante sparpagliare i miei epitaffi nei monologhi e alla fine anche in un libro. Naturalmente mai tombare un trapassato vero, altrimenti il gioco svanirebbe e diventerebbe inutile, stupido. Il gioco è bello se sono tutti vivi.

 

Però i suoi coccodrilli sono stati definiti da Giuseppe Ciarallo delle autentiche “jene”...

Ma noto comunque che il libro piace perchè quando si scarta la morte come ingombro è bello, è piacevole, coinvolgente, la gente si diverte. Ogni tanto qualcuno mi scrive qualche epitaffio e me lo invia via e-mail.

 

Lei che rapporto ha con la morte?

Molto sobrio. E questo è il vero disincanto, che è scritto anche nell’introduzione del libro.

Io sono agnostico e vedo che, stranamente, chi ha per me il dono straordinario della fede invece se la fa sotto. Ed è curioso perchè quando abbandoni, vai direttamente dal principale ...ma se te la fai sotto esci da qualunque credo!

Sono convinto che la morte sia naturale, penso che ogni modello esistenziale abbia un inizio, un suo sviluppo e una sua conclusione. Per cui quando sarà, sarà..

Comunque non è che ci penso tutti i giorni, come quello che diceva “ricordati fratello che devi morire”.

 

Ci sono diversi tipi di comicità: quella giudicata popolare (spesso volgare e stupida) e quella più ricercata,  colta e di qualità come la sua.

Oggi secondo lei vince la popolarità o la cultura?

Il discorso sulla comicità è molto ampio. Non mi piace dare giudizi ma la tendenza attuale  è di una comicità fast food, suggerita probabilmente dal modello televisivo che impone quello come tratto. Io appartengo ad un’altra generazione ma vedo che i giovani comici sono tutti la fotocopia dell’altro. Tutti si incartano attorno ad una macchietta, un tormentone, un personaggio che dal mio modesto osservatorio è l’opposto della comicità. La comicità che intendo io è lo spiazzo, la sorpresa e, la battuta, è un colpo che ti arriva dove meno te l’aspetti.

Sento che i comici oggi meno hanno cose da dire e più urlano. Il tono della voce si è alzato parecchio.  Non prendo posizioni. La cosa che invece mi infastidisce è che sembra che la tendenza sia solo questa e che non ci sia spazio per altro.

Però vedo che durante i miei spettacoli anche il tratto della comicità a cui io sono affezionato, fatto di satira e umorismo piace. La gente ride molto, si diverte, apprezza.

Sono convinto che ridere sia ancora un meccanismo intelligente: per ridere bisogna capire.

 

Nel suo libro si sorride ma dopo aver sorriso ci si indigna perchè lei ha ironizzato su delle verità forse scomode ma vere.

Domanda retorica: Com’è cambiata secondo lei la libertà di espressione nel corso degli anni?

Ovviamente oggi c’è più controllo, come dire  ça va sans dire...

Il clima, è innnegabile, è cambiato. Anche se non stiamo a dire se in peggio o in meglio.

E ho visto che sono cambiati in molti, in sintonia con il clima.

Ma a volte le censure partono proprio in prima persona, quando l’artista si auto-censura, che è ancora più castrante.

Io sono sempre stato libero per carattere, ho sempre fatto quello che ho voluto, ho detto i miei “no”, quando c’erano da dire e ho perso i miei treni quando c’è stato da perderli. Ho pagato per questo, ma ho sempre cercato di scendere dal carro dei vincitori.

 

E’ un po’ che non la si vede in tv.

Sì. E sembra che chi non ci sia lì dentro non faccia più nulla, sia sparito, frantumato, polverizzato ma non è così. Io non ho nulla contro la tv. Ma oggi esitono due scuole di pensiero: c’è la mediocrità o c’è la “nicchia”. Ma questa nicchia dove la collochi? Prendi Brassens che è stato la fonte di luce per uno stuolo di cantautori italiani fra i più celebrati come De André, Conte, Paoli. Tutti hanno bazzicato, frequentato direttamente o indirettamente Brassens, chi più chi meno.

Brassens è un autore tradotto in tutto il mondo, dopo Bob Dylan il più tradotto. In Francia era più popolare dei Beatles e il suo momento di popolarità è durato praticamente fino alla sua dipartita e non si è ancora concluso. E’ un autore che ha venduto milioni di dischi, un numero impressionante di dischi. La genialità delle sue canzoni, sebbene sia meticolosamente costruita, arriva immediata: ti emoziona, ti fa incazzare, ti fa sorridere, ti fa pensare. Eppure, una pietra miliare come Brassens, oggi è considerata di nicchia.

Ecco questa roba della nicchia è da pazzi.

Penso che prima o poi farò uno spettacolo “Siamo tutti di nicchia”.

 

Progetti futuri?

Continuerò con il mio spettacolo teatrale fatto con i miei monologhi e le mie canzoni.

Sono ritornato al cabaret anche se oggi è un termine che non si dice più perchè è diventato sinonimo di brutta parola.

Continuerò naturalmente con la promozione di “Necrologica. Un libro lapidario”, il mio libro.

E poi ho un progetto per celebrare i 30 anni dalla scomparsa di Brassens e i 90 anni dalla sua nascita: vorrei realizzare una pubblicazione per rendere omaggio a questo autore straordinario. (Foto di Emiliano Boga, Gianluca Scerni, Ben’s Studio, Roberto Casati e Benny Mandrone)

 

 

www.albertopatrucco.it

 

 

 

(Febbraio 2011)