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L'INTERVISTA - Gerardo Balestrieri: "Quizas que..."
di Elisabetta Di Dio Russo

Gerardo Balestrieri appartiene a quel raffinato gruppo di artisti più inconsueti del panorama musicale italiano: poliedrico, polistrumentista, compositore, cantante... artista di quelli con la "A" maiuscola. Non sorprende che sia riuscito a realizzare un album piacevole e, leggero solo in apparenza, riuscendo a interpretare con grande originalità brani che hanno percorso epoche e che sono stati interpretati da diversi artisti nel corso della storia musicale. Come è possibile che possano convivere Tom Waits, Renato Carosone, Fabrizio De André, Paolo Conte insieme alla "Rosamunda" portata al successo (tra i tanti) anche dalla grandissima Gabriella Ferri? E come possono convivere pacificamente in un solo album lingue, stili e linguaggi musicali tanto differenti? Nel circo straordinario di Quizás c'è davvero posto per ogni stranezza ma, come per magia, appena le canzoni vengono sfiorate da Balestrieri le note di questo puzzle coloratissimo, si fondono in un caleidoscopio di straordinaria armonia. Un'armonia che ha portato l'album tra i finalisti per l'ambita Targa della prossima edizione del Premio Tenco. In questa intervista Gerardo Balestrieri racconta come è nata l'idea per realizzare Quizás.

 

Il suo album è un omaggio alla "Musica" perché racchiude trent'anni di musica "buona". Trent'anni in cui non esistevano i talent scout televisivi e i reality musicali ma solo gli artisti veri. Come è nato "Quizás" e perché ha scelto proprio Quizás per dare il titolo all'album ?

"Quizás" è un disco d’attesa, raccoglie trent’ anni di attività e guarda al futuro. E’ un percorso che parte dai matrimoni in Alta Irpinia-Basilicata-Puglia (il triangolo eolico) dove avevo introdotto Paolo Conte e Fabrizio De André in scaletta, e passa da Napoli al Piemonte, dalla Francia a Venezia e in altri luoghi vissuti e visitati. Sono canzoni che mi hanno sedotto e accompagnato. La scelta del titolo arriva dal mistero che questa parola ha in sé, “ Quizas…” Il mistero di tempi passati, odierni e soprattutto futuri. E il testo di questa canzone è per me un’ utopistica chimerica visione della vita.

 

Nell'album lei rispolvera vecchi successi della musica nazionale ed internazionale: in che modo è avvenuta la scelta dei brani?

La scelta dei brani, come la sequenza, son venute fuori pensando alla forma concerto.

Un po' come stare sul palco, partire col passo swingato e salutare tutti con una verde milonga.

 

Pur riproponendo brani senza tempo, che sono stati interpretati da diversi artisti nel corso degli anni, in "Quizás" lei ha dato, grazie alla sua personale interpretazione e ai nuovi arrangiamenti, una luce nuova a queste canzoni. Come ci è riuscito?

Avevo una visione di queste canzoni e l’ ho trasferita prima nei live e poi in studio. Le ho incise come se fossero canzoni “mie”, assimilate e interpretate.

 

"Quizás " contiene molta musica della tradizione di casa nostra ma anche di quella estera. Lei nel disco ha interpretato le canzoni in diverse lingue: francese, inglese, spagnolo napoletano (che, mi ha corretto un  caro amico giornalista partenopeo, non è un dialetto bensì una lingua vera e propria). In che "lingua" si è divertito di più?

In " Quizás", per quanto “povero” di mezzi (mi riferisco alla realizzazione), si riprende l’abbondanza. Diciotto tracce per ventisette brani e quindici estratti, registrato in sei giorni da sei musicisti. Per gioco e necessità ho suonato tanti strumenti, l’ ho prodotto, arrangiato, mixato e promosso per il Tenco. Riguardo le lingue mi son divertito con tutte. Non faccio caso alla lingua in sé, non perché sia esperto poliglotta, anzi! Vado incontro al suono e quando ad esempio trovo il greco misto al turco mi piace molto, esattamente  come "l’incomprensibile” americano di Tom Waits.

 

Lei ha iniziato la sua carriera artistica sotto una buona stella: mentre Sandro Pertini giocava a carte con Enzo Bearzot durante i memorabili mondiali di calcio che hanno fatto sognare gli italiani lei suonavi "Rosamunda" ai matrimoni. Che effetto le ha fatto riproporre questo brano sul suo album?

La versione liscio punk di Rosamunda diverte da tempo chi la esegue ed il pubblico che balla scatenato. Così ho pensato di inciderla. La porto con me da quand’ero bambino, da quando anche il pallone era diverso con Bearzot. Adesso neanche di Pertini non ce ne son più! E' una canzone che ho suonato per anni ai matrimoni. Son cresciuto con “ la legge dell’ ultimo ballo “ che era ed è rappresentato con questa canzone di liberazione, cantata per la prima volta in Italia da Dea Garbaccio e incisa dall'orchestra Angelini nel 1945.

 

Finalista per le Targhe Tenco 2013. Se l'aspettava?

Non so, forse sì. Su due dischi presentati al Tenco entrambi sono arrivati secondi ("I nasi buffi e la scrittura musicale" nel  2007 e "Un turco napoletano a Venezia" nel 2009). Ho evitato con "Canzoni al Crocicchio" (2010)  e ci riprovo quest’anno. Una targa è importante per un futuro con più visibilità. Questo disco mi auguro sia anche un viatico per le canzoni mie. Nel cassetto ne ho un bel po’, pronte per l’ incisione ma necessitano di una struttura dignitosa: dalla promozione, al booking ecc. Intanto si va avanti e Quizás che... (La foto in primo piano di Gerardo Balestrieri è di Raffaella Cavalieri)

 

www.gerardobalestrieri.com

 

 

 

(Settembre 2013)