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L'INTERVISTA - The Big Dee
di Elisabetta Di Dio Russo

The Big Dee è il nome d’arte di Danilo Molaschi, songwriter milanese, noto al pubblico delle nuove generazioni appassionate di musica rock. Danilo Molaschi è infatti alla guida del nuovo programma radiofonico “Rock Around The Web”, dedicato alla musica emergente, in onda tutti i giovedì dalle 20.00 alle 21.00  su Rock’n Roll Radio. In questa intervista l’artista racconta la sua predilezione per la musica rock che oggi ama condividere con i giovani artisti, attraverso il suo interessante programma radiofonico.

 

Lei è alla guida di “Rock Around The Web”, un nuovo programma radiofonico in onda su Rock’n Roll Radio dedicato alla musica emergente. Ce ne vuol parlare?

“Rock Around The Web” è un programma che vuol dare spazio a tutte le band italiane e straniere che hanno qualcosa da dire. Non ci riferiamo necessariamente alle band o artisti che hanno imparato la lezione per cui replicano alla perfezione il suono e la bravura delle grandi rock star ma ci riferiamo soprattutto agli artisti che sono in grado di dare un’emozione, capaci di pensare alla musica come a qualcosa di spontaneo, ingenuo.

La mia trasmissione, nel suo piccolo, vuole essere una rivincita per i ragazzi che magari non hanno lo spazio che meriterebbero perchè da un certo punto di vista oggi la  discografia pensa solo a guadagnare, mentre noi offriamo la nostra audience e cerchiamo di promuovere i giovani artisti.

Qual è stata la risposta del pubblico e la risposta delle band che vi hanno scritto e contattato?

La risposta del pubblico è una risposta in crescita: il blog della trasmissione continua a raddoppiare, malgrado siano andate in onda solo poche puntate di “Rock Around The Web”. Siamo solo all’inizio ma vedo che c’è molto interesse tra il pubblico che può votare durante la puntata, la canzone preferita tra le canzoni che vengono proposte dagli artisti emergenti. Quindi da parte del pubblico la risposta è incoraggiante. Da parte delle band la risposta è addirittura entusiastica: sono davvero tantissime le richieste che arrivano in radio per proporre le canzoni al programma.

Cosa consiglieresti ad un giovane che muove i primi passi nel mondo della musica?

Gli consiglierei di leggere la biografia di Keith Richards, chitarrista e fondatore dei Rolling Stones, per la sua filosofia che io condivido: Richards da sempre fa un tipo di musica che gli piace, senza andare alla ricerca del successo a tutti i costi ma semplicemente “dicendo la sua”. Spesso critico gli artisti italiani perchè generalmente cercano di essere dei “piacioni”. Ma quando fai l’arte devi fare delle scelte: non si può piacere a tutti! Io cerco di dare il meglio tirando fuori la mia creatività e, facendolo, spesso mi espongo anche a critiche che possono essere negative o positive. Ma l’arte, la musica in questo caso, non si può fare in previsione di un pubblico che comprerà il tuo disco. Perchè alla fine ti ritrovi con un prodotto che dal punto di vista formale è bellissimo ma che non contiene nessun messaggio e, soprattutto, non dà nessuna emozione. E allora che soddisfazione c’è? Una canzone deve emozionare, deve spingerti ad ascoltarla e riascoltarla perchè ogni volta che la ascolti ti regala qualcosa di nuovo, ti regala quella spontaneità che oggi manca in molti prodotti musicali di successo.

Oltre ad essere alla guida di “Rock Around The Web” lei è prima di tutto un musicista e un cantautore.  Si parla tanto della crisi della musica. Quali sono i problemi che gli artisti incontrano oggi?

Intanto vorrei precisare che io non mi sento un cantautore ma preferisco definirmi un songwriter, uno scrittore di canzoni. Il cantautore si identifica con tutta una scuola di pensiero e di musica di cui io non faccio parte: io sono cresciuto con la musica inglese ed americana. Oggi secondo me la musica non ha problemi. I problemi si creano, si vogliono creare. Se tutti pensassimo a suonare e a produrre perchè amiamo la musica e non solo in funzione del successo, del protagonismo, dei soldi la musica non avrebbe problemi. Sarebbe semplicemente ciò che è sempre stata: intrattenimento, messaggio, segno positivo e specchio dei tempi. Oggi tutti pensano al successo che la musica può dare più che a fare musica e da qui nascono i problemi.

E per quanto riguarda la comunicazione? Spesso i media tendono a promuovere sempre gli stessi artisti.

Sicuramente vivo in pieno questo problema, come tutti gli artisti che non sono baciati eccessivamente dall’attenzione dei media. Ho delle difficoltà per quanto riguarda la visibilità, sento di non avere spazio e di non avere con me nessun alleato in grado di aiutarmi a moltiplicare le mie possibilità di contatti. Ma penso che si possa reagire adattando il proprio modo di fare ai mezzi che sono a disposizione, come per esempio internet che sta diventando veramente il mezzo di comunicazione del futuro. La rete ti dà il grande vantaggio del “fai da te” e da questo punto di vista  si può dire che stiamo tornando ad un modello un po’ artigianale. Oggi ci sono nuove opportunità per comunicare e mettersi in evidenza, anche senza necessariamente pensare ai grandi mezzi di informazione come radio e tv. E’ chiaro che il panorama è molto affollato!

Come è nata la sua passione per la musica rock?

Da ragazzino, quando vidi per la prima volta i Rolling Stones alla televisione. Sono rimasto molto impressionato perchè per me avevano un’attrazione quasi magnetica. Poi con gli amici ho cominciato a conoscere la musica inglese e americana e a comperare i dischi dei grandi gruppi rock. Verso la fine degli anni Settanta, all’epoca in cui scoppiò la moda della musica punk, ho fatto un passo nella direzione inversa e sono andato verso le radici riscoprendo il rock and roll. E’ stato molto semplice: ho comperato casualmente un disco dei Rolling Stones e da quel momento c’è stato il ricongiungimento astrale con la mia “anima gemella”.

Progetti futuri?

Il mio progetto è quello di riuscire a far conoscere la mia musica ed il messaggio che contiene perchè sono convinto che sia una musica di grande valore e che non abbia problemi a competere con nessun confronto, italiano o internazionale. Questo lo dico perchè sono tanti anni che faccio musica e il mio è un prodotto che non è stato costruito in laboratorio ma che cresce con l’esperienza dell’intera vita di una persona. Mi piacerebbe trovare il modo per dimostrare che, se si ha un buon progetto, non bisogna per forza passare i filtri di coloro che hanno in mano il mercato della musica ma che si possono trovare strade alternative, come la community o il passaparola. Vorrei dimostrare che il pubblico è in grado di scegliere e che conoscendo la mia musica potrebbe decidere di acquistare un mio disco. Anche se non passa per radio o in tv.

 

 

www.rocknrollradio.it

 

 

 

(Aprile 2011)