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MI CHIAMO FRANCESCO
di Taeli Valmont

 

Sono nato per caso in un paese senza nome.

Non ero figlio di nessuno anche se mia madre non ricordava mai il mio nome e non mi chiamava mai.

Quando voleva comunicare con me fischiava.

E quando fischiava io correvo da lei come un cagnolino, bisognoso d’affetto e d’amore.

Ma per lei io ero “Nessuno”.

E infatti per tanto tempo ho pensato che “Nessuno” fosse il mio vero nome.

A scuola nessuno mi filava ed ero antipatico a tutti.

Ero antipatico agli insegnanti.

Ero antipatico agli studenti.

Da bambino i miei compagni di scuola mi rubavano le caramelle, mi portavano via la merenda e ridevano di me, del mio faccione rotondo sempre un po’ troppo grande rispetto al resto del corpo.

Da ragazzo le cose andavano perfino peggio.

Voglia d studiare zero.

Voglia di isolarmi nel mio mondo privato che mi ero costruito per sentirmi meno solo tanta.

Avevo imparato da solo a suonare il violino e ci passavo ore con quello strumento tra le mani, negli angoli più remoti e nascosti della casa per non farmi sentire da nessuno, nemmeno da mia madre che, da quando ero cresciuto e diventato un ragazzo, non fischiava nemmeno più.

Con le ragazze non andava meglio: non piacevo a nessuna.

E le prime burrascose battaglie del mio cuore, le prime avvisaglie della primavera degli amori, quelli che mia madre chiamava “la stagione che bisogna stare attenti” le ho vissute da solo.

Quando mi innamoravo non ero corrisposto.

E di me si innamoravano solo le ragazze brutte.

Il tempo passava e io ero diventato un uomo.

Un uomo solo, che nessuno voleva.

Un uomo senza nome, senza futuro e senza passato.

Poi un giorno ho capito che non serve essere qualcuno per gli altri ma bisogna cercare di non essere nessuno per se stessi.

E’ così che ho cominciato ad amarmi.

E questo amore per me stesso mi ha cambiato la vita.

 

Oggi non sono più “Nessuno”.

Tutti ricordano il mio nome, perfino mia madre.

Ho molti amici e anche le donne più belle certe volte si innamorano di me.

Non ho un passato ma so di avere un futuro.

Perchè finalmente ho capito che nessuno può amarci per quello che siamo se noi siamo i primi a detestare noi stessi.

Ho capito che per farmi accettare ed amare dagli altri devo io per primo imparare a volermi bene.

 

Sono nato per caso in un paese senza nome.

Non ero figlio di nessuno anche se mia madre non ricordava mai il mio nome e non mi chiamava mai.

Oggi lo ricorda il mio nome.

E lo ricordo anch’io.

Mi chiamo Francesco.

E non sono più solo.

 

 

 

(Luglio 2012)