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MOSTRE - La Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia ospita una mostra dedicata alla pittura italiana del '900

Dal 27 ottobre 2014  presso la Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia è in corso la mostra “La Bella Italia” a cura di Dominique Stella e Floriano De Santi.

L’esposizione offre un percorso attraverso la pittura italiana del Novecento, presentando 34 opere dai primi anni del secolo fino al 1970. Il titolo sottolinea l'importanza degli artisti italiani del secolo scorso che seppero imporre il proprio stile e le proprie idee in un panorama internazionale, conservando quella sensibilità che lega la pittura italiana al mondo della poesia e dell'immaginario,  privilegiando l'arte piuttosto che decretando teorie. Gli artisti seppero infatti mantenere un legame profondo e radicato con la tradizione, pur integrando nella loro poetica le proteste e le rabbie di generazioni in cerca di rinnovamento. È in questo spirito che operano gli artisti legati al Futurismo, come quelli della Metafisica o ancora Giorgio Morandi e più tardi Fontana e Burri.

La mostra propone alcune opere di Balla degli anni 1917-1920 e di Depero dal 1914 al 1930, segnate dallo spirito del dinamismo e dall'idea di progresso. Il quadro Dinamismo di una figura (1915) di Sironi resta fedele a questa tendenza mentre i successivi, di un periodo posteriore, adottano uno spirito neoclassico con echi metafisici che lo avvicinano a de Chirico. Questa vena che riprende i fondamenti della pittura è ricorrente nell'arte italiana a partire dagli anni '20 ed è illustrata da una tendenza maggiore, il Novecento, di cui Sironi (Gigante rosso con scuro, 1920/21, Auto in periferia, 1930) è uno dei primi rappresentanti. Severini stesso, abbandonando il Futurismo in questi anni, dopo un periodo cubista rinnova con il classicismo per tornare a un'astrazione dinamica negli anni '50. La sua opera Zeus (1954) testimonia questa vivacità e questo slancio nuovo. La Metafisica, altra fonte maggiore di irraggiamento dell'arte italiana della prima metà del secolo, è rappresentata nell'esposizione dalle due figure principali del movimento, Giorgio de Chirico e Alberto Savinio. Morandi, vicino a de Chirico in un primo momento della sua produzione pittorica, se ne allontana e si concentra sulle variazioni del colore e sulle forme dando vita a quella che de Chirico denominava “metafisica degli oggetti comuni”. Nature morte (1942) testimonia questa produzione così particolare, simbolo di una forza creativa individuale che ricevette un riconoscimento internazionale.

Non meno determinante è la forza al tempo stesso iconoclasta e quasi mistica dell'arte di Fontana, Burri o Manzoni. Fontana serve da immagine emblematica di questa esposizione. Artista di transizione, già affermato in una pratica artistica notata a partire dagli anni '30, il suo lavoro trova uno slancio nuovo negli anni successivi alla guerra dopo la pubblicazione dei suoi Manifesti sullo Spazialismo. Quattro delle sue opere sono in mostra, di cui tre Tagli (uno verde, uno bianco, uno rosso) che servono da bandiera a questo omaggio all'arte italiana. La sua immaginazione creativa e la forza delle sue teorie segnano gli artisti della generazione degli anni '60 come Manzoni, di cui due opere (Fiato d’artista, 1960 e Achrome, 1961-62) illustrano la genialità. Burri, come Fontana, è uno dei punti di riferimento dell'arte italiana del dopoguerra. La sua opera si definisce per la durezza della sua materia e delle sue composizioni; le tre composizioni (XXX) in mostra esprimono il suo rifiuto dell'estetismo e la sua ricerca di una verità delle coscienze attraverso l'utilizzo di materiali grezzi ed evocatori di un'impronta umana. In contrappunto alle ricerche di questi artisti iconoclasti si è sviluppata in Italia, nell'immediato dopoguerra, un'arte legata all'astrazione, spesso gestuale, retaggio del futurismo come in Dorazio, tinta di un'influenza dell'espressionismo informale americano legato a Rothko o Pollock che si può percepire nel lavoro di Vedova (Visione contemporanea, 1954) o Tancredi (Senza titolo, 1955). Altri due artisti concludono questo percorso ricco di eterogeneità, Sanfilippo riconoscibile per il suo segno astratto quasi puntinista (Estensione arancio, 1962) e infine Umberto Mastroianni che rappresenta una via indipendente. Le sue sculture, inizialmente di ispirazione post-cubista evolvono verso un vocabolario di forme dalle allusioni figurative (Maternità, 1949), per riaccostarsi a un'astrazione costruttivista di cui testimonia l'opera Enigma 1971-72.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 21 febbraio 2015. (Catalogo Carlo Cambi Editore)

 

 

Info    

Galleria Agnellini Arte Moderna

via Soldini 6/A – Brescia

Tel. 030.2944181

info@agnelliniartemoderna.it

www.agnelliniartemoderna.it

           

 

 

(Ottobre 2014)