LA RECENSIONE - Esce "Come un mantra luminoso", primo album di Massimo Ice Ghiacci
Un album promosso a pieni voti quello di Massimo Ice Ghiacci, storico chitarrista dei Modena City Ramblers che il 7 novembre scorso ha presentato a Milano “Come un mantra luminoso” (Mescal / Modena City Records e distribuito da Universal), il suo primo album come solista.
Nel disco diverse le atmosfere che costituiscono i tredici brani: un po’ di folk rock, qualche nota di blues, una spruzzata di pop, qualche ballata romantica, un pizzico di elettronica, il tutto in un clima tipicamente anglosassone.
Nell’album sono percepibili gli ascendenti che hanno influenzato la musica di Massimo Ice, dai Beatles a Tom Waits fino allo statunitense Bob Dylan e naturalmente anche i Modena City Ramblers. Influenze che però arrivano ad essere canalizzate fino a formare un suono personale. Massimo non è certo un imitatore ma un artista che ama attingere da diverse sonorità.
Se è evidente lo stile folk in canzoni come la splendida ballata “Brenda tra i treni”, innegabile il profumo dell’Inghilterra fine anni Settanta in brani come la beatlesiana “Solo per me”.
Malgrado le influenze, molte delle quali sono state suggerite dal su gruppo, l’album si distacca fortemente dal linguaggio dei Modena City Ramblers: le canzoni di Massimo sono infatti più tenere e non di lotta politica.
Come lui stesso dice “Il disco non è che la fotografia di un momento”.
Sicuramente una bella fotografia quella scattata da Massimo Ice Ghiacci che è riuscito a catturare l’essenza di un disco leggero, ottimista, rivolto al futuro.
E mai come in questo momento di ottimismo ce n’è veramente bisogno. (foto di Giovanni Canitano)
Massimo Ghiacci, “Ice” per gli amici intimi, viene alla luce a Reggio Emilia nel luglio del 1967, il giorno in cui, nella più settentrionale Londra, gli Who incidono la psichedelica “I can’t reach you”. A otto anni, a casa dei nonni, viene fulminato dalla visione del secondo film dei Beatles “Help”, in bianco e nero e trasmesso in prima serata dalla Rai. Da quel giorno la musica entra stabilmente nelle sue giornate, come il cibo e il sonno, parte delle sue più impellenti necessità metaboliche. Ascolta tutto ciò che può essere ascoltato, da Elvis ai cantautori e dai Sex Pistols fino ai Kraftwerk, tramite le radio libere e i vinili che passano sul suo giradischi RCF e poi ad adolescenza più che conclamata, inizia a strimpellare il basso. Le prime canzoni che suona, e occasionalmente canta, sono brani dei Joy Division e di Syd Barrett. Ma sin da subito si diverte di più a inventarsene di proprie. E continuerà a farlo prima con i Plutonium 99, band reggiana che nel 1990 pubblica un mini LP per l’indipendente Kom-Fut Manifesto, artefice di un sound che vive di un ruvido equilibrio tra la lezione di Fabrizio De Andrè e lo stile folk rock dei Los Lobos e dei Pogues e dal gennaio ‘92 con i Modena City Ramblers, di cui rimane uno dei membri storici.
Studi economici alle spalle, appassionato di letteratura, di cinema, di storia, di basket e ornitologia, ha viaggiato moltissimo con gli amici e con i Ramblers, ma soprattutto con l’immaginazione; conta di continuare a farlo anche in futuro se la Dea della Curiosità glie ne confermerà il privilegio.
Tracklist:
Niente è andato per sempre - Il vento - Vagamondo - Come due amanti - Brenda tra i treni - Solo per me - Tempo al tempo - Tatuaggi - Il gioco - Acida malia - Il fiore e le spine - Fratello di sogni - Luce
Massimo Ice Ghiaccio tour:
24 gennaio 2009
Marghera (VE) - Fucina Controvento
www.massimoghiacci.it