“Balzac mio fratello”
di Laure Surville Balzac
(Sellerio – Pagine 192, € 9,00)
Traduzione di Roberta Ferrara - Introduzione di Daria Galateria
Un tenerissimo e delicato ritratto del grande romanziere, tracciato dall'amata sorella Laure.
Balzac amava circondarsi di mistero. «Nessuno conosce il segreto della mia esistenza, e non intendo raccontarlo a nessuno. Sono sempre rimasto curvo sotto un terribile fardello. Anche se interrogaste chi mi sta accanto, non riuscireste a far luce su questa infelicità». La persona più vicina a Balzac è stata la sorella Laure. Insieme a balia, legatissimi per tutta l'infanzia e la giovinezza: è a Laure che bisogna affidarsi per ricostruire l'enigma di Balzac. Con lei possiamo scoprire, nei racconti del fratello, i luoghi del testo in cui l'autore si tradisce, producendo significati non previsti. Il tenerissimo e delicato ritratto del fratello che Laure scrive nel 1858 ci aiuta a spiegare i sintomi di quel suo dolore mortale; Balzac mio fratello finisce per instaurare un implacabile protocollo indiziario. (Daria Galateria)
“L'America di Renato Carosone”
di Stefano Bollani
(Cooper – Pagine 92, € 8,00)
Stefano Bollani, pianista e compositore jaz di fama mondiale, torna in libreria con la nuova edizione del suo volume di esordio. Attraverso la storia di Tu vuo' fa' l'americano e un'intervista a Renzo Arbore, racconta il rinnovamento culturale che la genesi e la poesia del capolavoro di Renato Carosone hanno annunciato in quello storico 1956.
Stefano Bollani è musicista e compositore jazz. Nel 2003 ha ricevuto il premio Carosone. Come autore ha pubblicato La sindrome di Brontolo e, con Massimo Altomare, Gnòsi delle Fantole (Baldini e Castoldi Dalai)
“Andreotti”
di Massimo Franco
(Mondadori – Pagine 384, € 20,00)
“Non mi piacciono le biografie da vivo. Però capisco che ci si occupi della mia vita. In fondo, in un certo senso, io sono postumo di me stesso” (Giulio Andreotti)
Pur non avendo più ruoli di governo o cariche istituzionali, Giulio Andreotti sembra incombere tuttora sulla scena politica italiana. Forse perché è diventato, a torto o a ragione, la personificazione dell'uomo di potere: una condizione che lo colloca in una dimensione atemporale e, dunque, sempre "attuale", tanto da farlo apparire come la metafora vivente di un'Italia in cui il passato non è mai solo passato.
Scrivere la biografia di Giulio Andreotti significa analizzare un'epoca che proietta le sue rughe e le sue trame sul presente, ma anche attraversare novant'anni di fascismo, monarchia, democrazia; e incrociare pontefici, capi di Stato, uomini politici, magistrati, preti, suore, attrici, mafiosi, galoppini.
Massimo Franco affronta questa sfida seguendo la silhouette curva di Andreotti nei passaggi cruciali e nei meandri di buona parte del Novecento. E racconta come sia potuto accadere che il ragazzo definito da Alcide De Gasperi "un giovane vecchio" si sia trasformato nel simbolo più controverso della politica italiana.
Massimo Franco è nato a Roma nel 1954. Autore di molti libri, è inviato e notista politico del Corriere della Sera. Ha collaborato con Avvenire, Il Giorno e Panorama.
“Il Jazzista del Gulag”
di Natalia Sazonova
(L’Ancora del Mediterraneo – Pagine 149, € 15,00)
L’appassionante storia (una storia vera) del musicista Eddie Rosner.
All’anagrafe Adolf, ma i genitori ebrei non potevano immaginare quali funesti presagi celasse quel nome, lui invece si fece chiamare Eddie e divenne un trombettista famoso. Nella Germania degli anni Trenta, però, era già disdicevole essere ebrei, se poi suonavi musica “da negri” e la intervallavi con sketch satirici, meglio fuggire: prima in Polonia e poi in Bielorussia. Lì la sorte sembrò inizialmente sorridere a Eddie, la sua fama aumentò fino a raggiungere le stelle, tanto che si trovò persino a esibirsi di fronte a un unico spettatore, Stalin. Fino a quando, nel 1946, con il crescere della tensione con l’America, la Russianon mise al bando tutto ciò che era “americano”. Così Eddie venne spedito prima in Siberia e poi nella terribile prigione Kolyma.
Da cui uscì solo nel 1954.
Fece ritorno a Mosca, dove costituì una nuova band che furoreggiò per tutti gli anni Sessanta. Nel frattempo cercava invano di tornare in Germania, ma il visto gli veniva puntualmente negato. Solo nel 1974, grazie all’interessamento dell’ambasciata americana, riuscì a tornare a Berlino dove morì nel 1976, in miseria e nel più completo anonimato.
In Russia è stato riabilitato solo nel 1988.
Natalia Sazonova è storica e sceneggiatrice. E’ coautrice del film Le Jazzman du Gulag, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti.