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Numero 1/2 del 20 Gennaio 2020 -
Quindicinale Culturale
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Dexter: una serie televisiva dai toni forti
di Manuela Possenti
Il panorama televisivo odierno è letteralmente affollato di personaggi del genere poliziesco. Ce n’è proprio per tutti i gusti, ognuno con il suo preciso ruolo ed incarico. Poliziotti di vecchio stampo, che tramite indagini di tipo tradizionale cercano di arrestare i criminali; investigatori della scena del crimine incaricati di ricercare ed analizzare le prove di tipo scientifico di vario genere; profiler che si occupano di entrare nella mente dei criminali e dare le giuste indicazioni ai poliziotti “tradizionali” per individuarli. Ma dallo scorso 11 ottobre è approdato su Sky (ogni giovedì alle 22:50 su Fox Crime) una figura realmente nuova: “Dexter”. Apparentemente la serie sembra essere la versione rimasterizzata della classica serie poliziesca televisiva. Protagonista questa volta una squadra di investigatori della città di Miami di cui fa parte anche Dexter, incaricata di assicurare i serial killer alla giustizia. Dexter è quello che si occupa dell’analisi ed interpretazione di alcuni dettagli, in particolare: delle macchie di sangue. Un personaggio molto gentile, sia con i colleghi che con gli amici, che si dedica con una passione forse troppo esasperata al proprio lavoro. La storia di Dexter si dipana lentamente insieme all’indagine nel corso della prima puntata. Veniamo a sapere che Dexter e sua sorella sono bambini adottivi e che se la sorella è una bambina normale, su Dexter invece cominciamo a nutrire qualche dubbio. Specialmente dopo averlo notato armeggiare con una certa scatola che tiene su una mensola del soggiorno di casa sua, che contiene una serie di vetrini. Vetrini di una goccia di sangue ciascuno. Strano a dir poco. Piano piano, davanti ai nostri occhi Dexter di trasforma in un personaggio diverso. Uno spietato serial killer, che colleziona una singola goccia di sangue delle sue vittime da conservare nella sua scatola come “souvenir”. Lo shock non potrebbe essere maggiore. Un poliziotto, un buono, uno che dovrebbe essere dalla parte della legge in ogni momento non è affatto ciò che sembra. Sin da bambino aveva provato questa orribile necessità, che il padre, poliziotto anch’egli, aveva cercato invano di contrastare. Fallito in questo compito aveva indirizzato Dexter verso un tipo di vittima sicuramente non convenzionale. Come abbiamo imparato quando abbiamo cominciato a seguire le puntate di “Law and Order” non sempre i colpevoli di crimini efferati possono essere arrestati, a causa di mancanza di prove, per qualche cavillo legale o altre svariate motivazioni. E quindi, in questi casi quando purtroppo la giustizia delude, quando il responsabilie non può essere punito, ecco che entra in gioco l’anima buia di Dexter. Il poliziotto che lavora nel rispetto delle regole durante il suo turno con la sua squadra, alla fine della giornata lavorativa si trasforma. Quando lascia l’edificio, non si lascia alle spalle soltanto il suo lavoro, ma anche tutto cià che ne fa parte: la legalità stessa. Il suo hobby, come lui lo definisce, consiste nel punire a modo suo questi individui. Non si tratta fortunatamente di una serie splatter, per cui le modalità di queste esecuzioni non vengono mostrate in tutta la loro efferatezza, ma gli elementi ci sono tutti, per cui anche coloro dotati di una minima dose di fantasia riescono senza difficiltà alcuna ad immaginare l’intera scena. Una nuovissima serie per stomaci forti e per tutti coloro che amano esplorare fino in fondo i recessi più oscuri della mente umana.
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