“Il Male”
di Vincino (Vincenzo Gallo)
(Rizzoli – Pagine 170, € 22.90)
Un libro per ricordare le ardite gesta della redazione più pazza d’Italia, che rappresentò un’armata Brancaleone al servizio di una nuova concezione di satira, la cui genialità incontenibile inondava di ironia e colore un Paese grigio, spaventato, irrigidito dagli “anni di piombo”.
Attraverso le pagine del libro la redazione de Il Male, la rivista satirica che divenne celebre grazie alla sfrenatezza, alle strabilianti incursioni mediatiche ma soprattutto alla totale libertà di espressione, rivive alcuni dei suoi più riusciti “Falsi giornalistici” che hanno fatto parte della storia della stampa italiana.
Tra le burle giornalistiche anche il “falso scoop”, forse il più fantasioso ed incredibile organizzato dai redattori de Il Male, che catturò l’attenzione di molti lettori italiani: il 3 maggio del 1979 le edicole di tutta Italia esponevano le prime pagine di tre dei maggiori quotidiani nazionali. “Il Giorno”, “Paese Sera” e “La Stampa”, in edizione straordinaria, avvisavano i lettori che il capo delle Br era stato finalmente arrestato. Si trattava di un insospettabile Ugo Tognazzi.
Immenso lo sgomento generale e la curiosità degli italiani che si precipitavano in edicola, magari dopo aver sbirciato in tram il giornale di un vicino.
Uno scherzo grottesco, perfettamente orchestrato e ben riuscito, realizzato con la collaborazione di uno degli attori più amati d’Italia che subito si prestò alla burla mediatica dal successo memorabile.
La redazione de Il Male sconvolse ed emancipò il modello della satira italiana: alla solita vignetta si sostituiva l’assalto frontale e la comicità tradizionale cedeva il posto alle spietatezze più surreali: un’esperienza avventurosa e massacrante, ancora oggi senza eredi.
Punk senza cresta, terroristi senza pistola, gli autori del “Male” hanno dato vita a un collettivo di irripetibile forza creativa, scuotendo dal profondo i concetti più cari alla stampa tradizionale: il diritto d’autore e il comune senso del pudore. A trent’anni di distanza, Vincino — che della rivista fu fondatore e direttore — ha raccolto le pagine più belle in questa antologia. Un racconto dissacrante, un jazz bruciato dove alle impennate delle immagini si intreccia la percussione costante della sua voce piena, come sempre a ruota libera.
Vincino (pseudonimo di Vincenzo Gallo) è nato nel 1946. Dalle più celebri testate satiriche (“Il Male”, “Tango”, “Cuore”, “Boxer”...) ai più autorevoli quotidiani nazionali, le sue vignette commentano e animano la cronaca italiana dalla contestazione ai giorni nostri. Attualmente collabora al “Corriere”, al “Foglio” e a “Vanity Fair”.