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DISCHI - I "Capricci" di Virgilio Savona e Lucia Mannucci

 

“Capricci” è il titolo del nuovo album interpretato da una coppia storica della musica italiana,  quella di Virgilio Savona e Lucia Mannucci.

I due artisti che fanno coppia anche nella vita sono stati legati artisticamente per una quarantina d’anni al Quartetto Cetra: lei voce solista del gruppo, lui musicista, compositore, pianista oltre che una delle tre voci maschili del Quartetto Cetra.

“Capricci” è un album di inediti: un modo gradevole per riscoprire e riassaporare ancora una volta tutta la grazia della voce di Lucia Mannucci che ha fatto da sottofondo musicale alla vita di molte generazioni di italiani.

Il disco svela il segreto di un successo diluito nel tempo, maturato prima con la formazione dei Cetra e gli inseparabili compagni di viaggio Tata Giacobetti e Felice Chiusano ma che continua ancora oggi, a distanza di anni dal magico mito del popolare “Quartetto italiano”, a stupire, incantare e a catturare il pubblico.

Il disco non mira solo ad un discorso nostalgico della musica appartenuta al passato ma è un incantevole incastro di stili, una passeggiata tra i colori dello sterminato mondo musicale di Virgilio Savona e di Lucia Mannucci: dalla canzone classica ("Un modo di cantare"), cui l'elettronica non intende fare alcun ‘lifting’, all’ironia tagliente, a volte cinica, nei testi di Cesare Mannucci ("Via Lattea", "Perdente", "Nove settimane e mezzo", per indicarne alcune) e di un sorprendente Mario De Luigi ("Senti, sentiamoci"), passando per il surrealismo, costruendo atmosfere vicine a Brassens, dove, su un semplice quattro quarti si allinea una metrica da ballata popolare, ma con un linguaggio forbito da cabaret ‘d’antan’ ("L’ammalato", con i testi del M° Marco Mojana).

Nel disco non mancano le canzoni eleganti e raffinate ("Donatella", "Gioco di colori"),  amare ("Buenos Aires" e "Vuoti miraggi"), o evocative del loro stile recitativo ("Duncan Gray" e "Bevi vino"), nelle entusiasmanti parodie cinematografiche che hanno segnato uno dei più alti momenti di televisione; oppure canzoni che, complice la tastiera, ci rimandano echi di sigle da TV dei ragazzi ("I tre siamesi", "Il faro", "Piccola Carla").

Leggerezza e ricercatezza avvolte nel velluto dei sentimenti rievocano antichi abiti da sera in satin, quelli che sono stati presenti in canzoni come “In un  palco della Scala” o amano ritrovare il piacere dello scherzo appartenuto a canzoni come “Musetto”.

“Capricci” guida verso un mondo che purtroppo sta diventando totalmente astratto, quello che appartiene alle persone che amano fare musica esclusivamente per il piacere di fare musica.

Un mondo distante ma che, fortunatamente, esiste ancora. (Ala Bianca)