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LIBRI - "Non ho mai scritto per Celentano"
di Manuela Possenti

Antonello De Sanctis: noto paroliere romano. In molti si chiederanno stupiti: e chi è? Che cosa ha scritto? Eppure è un personaggio che dovrebbe essere conosciuto se non da tutti, almeno da una buona parte degli amanti della musica italiana!

Il motivo di questo “vuoto” è da ricercarsi forse nel fatto che la nostra vita quotidiana, con i suoi ritmi sempre più frenetici ci porta a volte a non andare troppo a fondo nelle cose, a fermarci in superficie: nel mondo della musica questo si traduce spesso nell’identificazione dell’interprete di un brano con la canzone stessa intesa sia come musica che come testi,  dimenticandosi che non sempre l’interprete ne è anche l’autore.

Antonello De Sanctis è infatti uno dei nostri più capaci e noti parolieri, che con la sua opera ha reso indimenticabili molti dei brani della discografia nostrana.

Questo libro è un viaggio: il suo viaggio nella vita. Un viaggio narrato in uno stile semplice e divertente in cui l’autore non ha paura di raccontare e di raccontarsi. Forse ciò che più attrae da principio è proprio questa sua caratteristica: la prosa scorre libera e leggera passando dai ricordi della sua infanzia, all’avvicinarsi, attraverso le poesie adolescenziali ad un percorso di vera e profonda poesia. “Ho sempre avuto una grande attrazione, spesso non ricambiata, per le parole – se vengono usate per rivelare e non per nascondere – e ad esse consegno il mio continuo incendiarmi di odio e d’amore. Tra i mille lavori che ho fatto nel tragitto della mia esistenza, nessuno mi ha mai affascinato come il restituire frasi alle melodie e quando questi due diversi mezzi per comunicare si fondono in modo armonico, provo un piacere che smuove le corde più intime del mio essere.” Sono affermazioni come queste che ci mostrano l’anima di un uomo che ha vissuto e che vive la sua vita fino in fondo, guardandola dritta in faccia sempre e comunque: nelle vittorie e nelle sconfitte. Un uomo che ha scritto testi di canzoni che hanno segnato un’epoca come “Padre Davvero”, suo primo grande successo, pezzo duro e coraggioso per i suoi tempi, magistralmente interpretato da una splendida Mia Martini; “Anima Mia” dei Cugini di Campagna che ancora oggi evoca atmosfere magiche nel cuore; la collaborazione con Paolo Frescura; “Due ragazzi nel sole” dei Collage; “Laura non c’è” di Nek e ancora molti altri. La storia della nostra musica si dipana piano piano parallelamente a quella di De Sanctis e basta chiudere gli occhi per immaginare di trovarsi con lui, nei luoghi e nei tempi che descrive. Molto toccanti le descrizioni dei mesi passati come educatore dei  ragazzi rinchiusi in un carcere minorile, quando negli anni ’80 a causa di contrasti con il sistema della discografia italiana, abbandona temporaneamente la penna: “Entrai in contatto con omicidi e ladri di polli, fui buon amico degli uni e degli altri e spartii con loro il viaggio attraverso quel tempo inerte…”

Antonello De Sanctis ha trovato, con questo suo libro un modo di aprire le porte del suo Essere più profondo, per dialogare con tutti noi, permettendoci di assaporare atmosfere perdute, ma non dimenticate del suo ma anche del nostro passato.

In questa sua vita di eterno ragazzo, così piena e ricca, un solo cruccio: non avere mai scritto per Celentano.