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TEATRO - Eugenio Finardi in scena al Filodrammatici di Milano con "Suono"
di Elisabetta Di Dio Russo

 

Che ci fa il papà della “Musica ribelle” al Teatro Filodrammatici di Milano?

L’intermediario tra il teatro classico e la canzone d’autore. Ma non solo.

Nel suo nuovo spettacolo “Suono”, presentato insieme a Emilio Russo (Direttore del Teatro Filodrammatici) alla conferenza stampa del 18 febbraio scorso, Finardi sarà al centro non solo del palcoscenico ma anche della storia, la sua che si intreccia con anni di musica e il teatro serio, meditato e desiderato fin da bambino quando accompagnava la mamma (cantante lirica) sui palchi della Milano buona, di quella Milano che ancora respirava l’arte.

Oggi, quella Milano sta lentamente scomparendo o si sta spostando altrove, proprio come succederà al Filodrammatici che è destinato a cambiare sede.

Con “Suono”, in scena al Teatro Filodrammatici di Milano fino al 2 marzo, Finardi si intrufola al centro di due espressioni artistiche a lui familiari, la musica che gli ha dato modo di esprimersi fino ad ora ed il teatro con cui ha convissuto da “separato in casa” fin dalla più tenera età, ma mai in forma definitiva, seguendo da spettatore gli spettacoli della madre, ma anche frequentando la scuola di recitazione di TUFTS a Boston, dove come prova d’esame diede “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello.

Sul palcoscenico del Filodrammatici Finardi si confronta per la prima volta con la prospettiva teatrale, andando oltre l’ambito del concerto, accarezzando momenti di pura teatralità, esprimendosi non solo con la musica e le sue canzoni ma anche attraverso la fisicità, la gestualità e la semplice parola, priva del contorno musicale.

“Suono” è stato scritto da Eugenio Finardi con la collaborazione di Enrico Ceva.

Sul palco  Finardi si avvarrà della presenza di musicisti di altissimo livello: Max Carletti (chitarre), Paolo Gambino (pianoforte), Federico Ariano (percussioni) e Stefano Profeta (contrabbasso).

Oltre ai musicisti vi è anche la collaborazione visuale degli artisti MASBEDO e del videoartista Giuseppe Romano mentre la regia è stata affidata a Paolo Giorgio.

“Suono” rappresenta un riavvicinamento con una delle grandi passioni possedute da  Finardi, quella per il teatro, che non esclude l’amore per la musica.

L’artista, con il suo nuovo spettacolo, riesce a riunire su un unico palcoscenico musica e recitazione. Un riavvicinamento al teatro da “protagonista”, meditato da tempo dall’artista milanese che, attraverso la ricerca musicale e vocale, ha esplorato le varie zone definite “di confine” dove l’interpretazione fonde i vari linguaggi della musica, dal Blues, al Fado, alla Classica Contemporanea con il linguaggio teatrale.

 

Diversi cantautori si stanno avvicinando al teatro, come Shel Shapiro che sta portando in scena “Sarà una bella società” con testo di Edmondo Berselli o Alberto Fortis che debutterà  in marzo a Verona con uno spettacolo dedicato alla poesia di Salvatore Quasimodo: non sarà colpa della crisi del disco, delle esclusioni eccellenti di Sanremo o delle nuove generazioni di artisti che in qualche caso occupano spazi non sempre meritati invadendo le scene (ed in qualche caso rubandole alle grandi icone della musica italiana) a spingere i grandi artisti a cercare strade alternative pur restando nell’ambito musicale?

Credo che in generale si possa dire di sì, anche se in realtà la musica dal vivo non è tanto in crisi” - afferma Eugenio Finardi durante la conferenza stampa - “Ho partecipato a Sanremo nel 1999 e fu una grande delusione: a quel punto mi sono considerato quasi un pensionato dell’industria discografica. Così dopo i miei bei 30 anni di carriera dal mio primo contratto discografico, ho deciso di mettere al centro della mia attività la musica perchè mi sono reso conto che si stava andando in una direzione sbagliata dove si cercava di creare prodotti sempre più focalizzati, magari immensi e raffinati, ma si stava perdendo di vista l’Arte. Io che non sono mai stato un artista ‘commerciale’, non ho mai avuto un disco primo in classifica, mi sono reso conto che non sarei più riuscito a seguire questi strani meccanismi così distanti dall’arte perchè sapevo che non ero adatto.” Ma è anche stata la curiosità e la grande voglia di sperimentare strade nuove e diverse a spingere Eugenio Finardi verso il Teatro. “Di natura sono una persona curiosa con una grande sete di conoscenza, di esperienze nuove. E a quel punto ho cominciato a valutare e ad acettare proposte che prima, ragionando industrialmente non avrei mai accettato. Mi sono dedicato al fado, insieme a Francesco Di Giacomo del Banco Del Mutuo Soccorso, con concerti in cui cantavo cinque canzoni di Amália Rodrigues che ho tradotto in italiano. Devo dire che in quell’occasione  ho scoperto un grande senso di libertà: non ero più prigioniero del cantautore Finardi, della musica ribelle, degli anni Settanta. Potevo finalmente sperimentare, confrontarmi con altre espressioni artistiche. Potevo fare quello che volevo, ero libero! E lo sono anche oggi. Sono un uomo libero, con tanti anni di esperienza alle spalle, tante cose da raccontare e tanta musica dentro. Con ‘Suono’ mi sento davvero libero.”

Finardi, che nello spettacolo si ispira velatamente a Giorgio Gaber, racconterà ciò che ha capito della vita, tra musica, canzoni, recitazione senza dimenticare i momenti di ilarità o di riflessione autoironica. “Bisogna mantenere viva la cultura nel nostra Paese. Ecco perchè sono necessarie strade alternative alla sola musica.”

Detto dall’autore di “Dolce Italia” è sicuramente una garanzia!

 

 

“Suono”

Fino al 2 marzo

 

Teatro Filodrammatici

Via Filodrammatici 1 – Milano

 

Info:

02 8693659

www.tieffeteatro.it

 

 

Dopo gli spettacoli al Filodrammatici “Suono” andrà in scena lunedì 3 marzo alle ore 21.00 presso lo “SPAZIO MIL” di via Granelli a Sesto San Giovanni (Mi)