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Da Che Guevara a Valentino Rossi
di Erzebeth

Nell’agosto caldo, devastato dai roghi che hanno bruciato i boschi di mezza Italia, ci si è resi conto che in fumo non è andata solo parte della penisola ma anche parte della dignità di un Paese.

Non solo per volere dei piromani che hanno sparso il terrore nelle località di villeggiatura ma anche per chi ha incendiato e poi spento le illusioni di un popolo che rischia di non capire più la differenza tra il bene e il male, tra onestà e scorrettezza.

Recentemente la Rai ha mandato in onda “I diari della motocicletta”, di Walter Salles film che racconta la vita di Ernesto Che Guevara, per molti giovani di ieri un eroe, un mito, per le nuove generazioni un perfetto sconosciuto la cui foto che romanticamente lo ritrae, oggi fa parte della scenografia della fiction a puntate “I Cesaroni”, replicata durante l’estate da Canale 5, forse per volere di qualche nostagico ex giovanotto  che mal sopporta il rimpiazzo del “Che” con qualche “eroe di carta”.

Negli stessi giorni la Rai ha trasmesso il video messaggio di un “mito” di molti giovani d’oggi: Valentino Rossi.

Unico punto di congiunzione tra i due la “motocicletta”, sinonimo e sogno di libertà per il primo, mezzo di potere mediatico ed economico per il secondo.

Oltre la notorietà per gli allori conquistati sulle piste, il motociclista dall’aria simpatica, idolo dei ragazzini, ha occupato le prime pagine dei quotidiani italiani per aver poco elegantemente evaso il fisco e per aver successivamente occupato il piccolo schermo per dare spiegazione sugli accadimenti delle sue personali vicende fiscali.

Ci si chiede: avrebbero permesso anche ad un “comune signor Rossi” di occupare la scena televisiva della tv di Stato per dare spiegazione delle sue personali controversie col fisco?

Ci si chiede anche quanto questa vicenda influenzerà i nostri giovani e se il pericolo di emulazione, non solo riguardo la splendida carriera sportiva del giovane Valentino, sia in agguato.

Cambiano le mode, cambiano i miti ma purtroppo anche gli ideali, che non dovrebbero mai passare di moda, finiscono spesso in naftalina.

Nello stesso mese cade il triste anniversario (il terzo) della morte del giornalista Enzo Baldoni uno degli ultimi veri eroi (ma pochi se ne sono accorti) di una generazione di idealisti ormai consumata e sostituita dalla più recente generazione dei “senza talento” la cui unica aspirazione è conquistare un ruolo in tv.

Se i sogni dei nostri figli, tutti orientati verso il mondo patinato della notorietà, purtroppo non muoiono all’alba, ma rimangono fin troppo ancorati nelle menti acerbe di chi pur di guadagnarsi un posto al sole o meglio, sulle prime pagine dei giornali, sfrutta anche una situazione tragica come la morte di un coetaneo, c’è da chiedersi dove la vecchia  generazione di idealisti ha sbagliato, procreando ed allevando “nuovi mostri”.