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INTERVISTA - Enrico Nascimbeni: tra musica e poesia
di Elisabetta Di Dio Russo

L’amore è da sempre l’argomento preferito dagli artisti:  pittori, scrittori, musicisti, poeti. “Male d’amare” è il titolo dell’ultimo album di Enrico Nascimbeni, giornalista, scrittore, cantautore.

Un disco per parlare d’amore, interpretato con un linguaggio semplice e diretto, quello usato dai poeti.

Nascimbeni non ama definirsi un poeta eppure, nel suo album, è evidente il forte legame con la poesia che esalta ogni nota delle sue canzoni.

In questa intervista l’artista veronese si racconta, spiegando la passione per la poesia e la  preoccupazione per il destino della musica italiana.

 

Il suo ultimo disco, “Male di amare” si stacca lievemente da quello precedente, “Le  Due Anime”, almeno per quanto riguarda la musica che sembra avere inflessioni pop. Perchè questa scelta?

 

Il mio scopo è usare un linguaggio universale che deve essere una miscela ottimale tra parole e musica.

Per questo album la direzione scelta è il pop cantautoriale.

E’ vero, le musiche di “Male di amare” sono leggere.

Però il disco non ha dei testi leggeri anche se è scritto con parole semplici.

Quando scrivo una canzone cerco sempre di essere chiaro nei testi, sempre più minimalista ma mai ermetico.

In “Male di amare” c’è la ricerca di una nuova scrittura musicale, cosa che è stata riconosciuta ed apprezzata.

 

La sua passione per la poesia affiora in molte sue canzoni. In “Siamo storie dentro le canzoni” si rivivono le atmosfere di una poesia di Whitman. Come mai questa passione è così presente nelle sue canzoni?

 

“Siamo storie dentro le canzoni” è proprio ispirata alla poesia di Whitman!

Le citazioni poetiche sono molteplici nelle mie canzoni perchè il mio legame con la poesia è sempre più forte.

Faccio sempre più fatica a leggere testi lunghi mentre mi riesce sempre più facile leggere testi brevi come le poesie.

Non mi ritengo un poeta ma un grandissimo ammiratore e cultore dei poeti e cerco di attingere dalla loro arte.

Ma attenzione: non “copio”, “attingo”. E’ diverso.

Penso che la poesia, con la sua sintesi, potrebbe salvare la cultura, specialmente in questo periodo dove le persone fanno fatica a leggere, non dico un articolo di giornale, ma perfino il titolo di un articolo!

 

Crede che musica e poesia abbiano dei punti in comune?

 

Ci sono testi di alcuni cantautori, mi viene in mente un poeta-cantautore come Vinicio De Moraes, che non hanno bisogno della musica.

Ce ne sono altri che senza musica non reggono. Sanguinetti diceva che “i cantautori sono dei poeti a metà” perchè hanno sempre bisogno di un sottofondo musicale per far risaltare ciò che scrivono.

Il poeta in fondo è più bravo del cantautore perchè non ha bisogno delle note per  sostenere i suoi sentimenti, le sue emozioni, le sue esplosioni: quando Montale scrive “portami il girasole impazzito di luce”  non ha certo bisogno di un violino per scriverlo.

 

Nel suo disco si parla molto di amore...

 

Sì, lo dice il titolo stesso.

 

Nella nostra epoca pensa che ci sia ancora spazio per parlare d’amore?

 

Assolutamente sì. Anche se le persone un po’ si vergognano.

Oggi c’è meno pudore nell’essere maleducati, nel dire parolacce, nel ricorrere all’insulto o alla bestemmia in qualsiasi contesto, in pubblico, in televisione.

C’è più pudore nel dire frasi come “ti amo” o “ti voglio bene” e trovo che sia desolante.

 

Nel suo disco vi è una bellissima rivisitazione di un brano di Ivan Graziani interpretato insieme a Francesco Baccini. Perchè proprio “Lugano addio”?

 

Ho avuto il piacere di conoscere Ivan Graziani e di stimarlo come cantautore. Mi è sembrato un artista un po’ dimenticato così ho voluto rinfrescare la memoria a chi ascolterà il mio disco.

Esistono canzoni bellissime come “Lugano addio” che resistono nel tempo e sono incapaci di invecchiare.

La canzone di Graziani secondo me è un capolavoro.

 

Lei sta portando “Male di Amare”  in tour e ha già toccato diverse città europee. Da italiano le sembra che all’estero ci sia una minore o una maggiore attenzione per la musica?

 

All’estero c’è sicuramente una maggiore attenzione e soprattutto rispetto per la musica e la canzone d’autore.

Ho trovato platee bellissime ed educate dalla Germania, alla Spagna, all’Irlanda.

In Italia il pubblico spesso è disattento e poco educato poichè tende ad ascoltare un artista non tanto per quello che sa fare ma per il nome che porta.

All’estero questo non succede, c’è una cultura e una curiosità diversa da parte del pubblico che permette di scoprire, ascoltare e valutare indipendentemente dal nome più o meno noto.

 

E’ di questi giorni la notizia dell’allarme lanciato da ADOC e CODACONS: “La musica in Italia sta morendo” tanto che le due associazioni hanno deciso di aderire allo sciopero indetto per il 21 giugno ( “Spegniamo i grandi network radio e tv e accendiamo le web radio e tv, le radio e tv locali!”). Cosa ne pensa?

 

Penso che hanno perfettamente ragione, con un piccolissimo particolare: purtroppo l’avviso arriva tardi perchè secondo me in Italia la musica è già morta.

Ormai siamo entrati in una spirale voluta da tutti, per colpa di tutti in cui si è dato il monopolio esclusivo della musica in mano a pochissime radio private che decidono cosa devono o non devono ascoltare i giovani.

La colpa, ripeto, è di tutti: glielo abbiamo concesso e non lamentiamoci.

Internet poi ha dato la mazzata finale, nessuno compera più i cd ma se li scarica con il computer e questa è una forma di pirateria grave ma che in fondo viene guardata con un occhio compiacente.

In questo modo non si vendono più dischi: la gente ha proprio perso l’abitudine di entrare in un negozio e comperare un disco!

 

Il suo nuovo singolo “Siamo storie dentro le canzoni” è abbinato ad un’iniziativa molto particolare: cinque racconti per parlare di musica.

 

Ho deciso di abbinare alla canzone cinque racconti e di proporli alle 400 radio in cui è in programmazione la mia canzone.

Sono racconti molto brevi, qualche radio li ha già letti.

Il primo è la storia di quando per la prima volta ho scritto una canzone con Roberto Vecchioni.

Ho pensato di promuovere il mio singolo in un modo diverso, cercando di mantenere un piede nella musica ed uno nella letteratura, nella cultura.

 

Nei suoi dischi spesso sono presenti altri cantautori: Francesco Baccini, Roberto Vecchioni, ed altri. Come riescono a convivere in un disco personalità “ingombranti” e molto diverse?

 

Devo dire che sono uno dei pochi cantautori che è riuscito a scrivere canzoni anche per altri cantautori come Roberto Vecchioni e Francesco Baccini.

Scrivere per i cantanti è normale, scrivere per i cantautori è più difficile.

Personalità differenti e ingombranti riescono a convivere “in nome della musica”.

E con una buona dose di affinità elettive.

La foto di Nascimbeni a colori è di Manuela Possenti (concerto del 23 gennaio 2007 a "La Casa139" di Milano )