“Vago Svanendo” è la prima avventura discografica come solista di John De Leo, il poliedrico musicista-cantante-autore romagnolo che, nel 2004, ha concluso la sua collaborazione con i Quintorigo.
L’album, uscito il 9 ottobre scorso, (prodotto da Adele Di Palma per Cose di Musica e pubblicato da Carosello Records) si compone di 11 brani in cui si fondono in perfetta armonia elementi jazz come in “Big Stuff” (eseguita con 25 elementi dell’Orchestra Fondazione Arturo Toscanini di Parma), musica creata interamente con strumenti giocattolo come in “Bambino Marrone” (primo singolo in radio dal 5 ottobre) e sperimentazioni sonore come nel brano “Tilt”, dove il ritmo è ottenuto percuotendo il clarinetto basso di Achille Succi, sfruttando il rumore che si ottiene aprendo e chiudendo le chiavi dello strumento a fiato.
Per manipolare le voci di “Freak Ship”, inoltre, De Leo ha usato un ventilatore per avere un effetto Lesile anni ’60 e un Karaoke giocattolo come distorsore.
John De Leo non produce canzoni di facile ascolto. Tutti i brani che compongono “Vago Svanendo” hanno come comune denominatore la “dissonanza” che è forse la caratteristica principale dello stile del cantautore romagnolo anche se è impossibile non notare alcune corrispondenze con lo stile di Alberto Fortis: più enigmatico il primo decisamente più comprensibile il secondo.
Il disco può risultare a tratti piacevole, a tratti quasi irritante e il suo ascolto è un po’ come affidarsi ai tarocchi: se esce la carta dell’impiccato è sufficiente cambiare il punto di vista per ascoltare con nuova consapevolezza l’album e scoprire così sfumature che magari ad un primo ascolto erano sfuggite.
Certo non è da sottovalutare l’originalità con cui è stato concepito il progetto di De Leo.
Forse De Leo si potrebbe definire come l’artista delle imprese impossibili: musicare un monologo di Bergonzoni, non deve essere stato uno scherzo!
Per scrivere una recensione di un opera come “Vago svanendo” ci si deve muovere cauti, facendo attenzione a non calpestare l’emotività dell’autore ma soprattutto cercando di comprendere a fondo questo artista che può apparire stravagante ma che ha il merito di riuscire a dar sfogo alla sua genialità senza curarsi minimamente del giudizio di critica e pubblico.
De Leo segue il suo istinto come un segugio segue la sua preda riuscendo a disorientare il pubblico: un artista enigmatico, di quelli che bandiscono la superficialità, faticoso da recensire.
Ma prima di avere il coraggio di gridare che “il re è nudo” meglio ascoltare il disco con attenzione per le molte sorprese, di sicuro interesse, che può offrire.
“Vago Svanendo” contiene anche un dvd con un monologo di Alessandro Bergonzoni che ha ispirato proprio il brano senza testo “Canzo” in una animazione di Massimo Ottoni: un vero e proprio cortometraggio con la partecipazione di Stefano Benni e una galleria fotografica con le immagini scattate da Michela Pautasso, Paolo Smaniotto ed Elisa Caldana.
Il cortometraggio “Narragonien” per la regia di Maurizio Finotto e con la voce narrante di Stefano Benni è un viaggio visionario ispirato ai temi del disco “Vago Svanendo”.
“Vago Svanendo”ha vinto il Premio della Critica “Musica & Dischi” come miglior opera prima nella categoria pop/rock italiani. (foto di Elisa Caldana)
Tracklist: “Intro: 4 piano notes”, “Freak Ship”, “Vago Svanendo”, “L’uomo che continua”, “Canzo”, “Tilt (C’è Mattia?)”, “Spiega la vela”, “Big Stuff”, “Bambino Marrone”, “Le chien et le flacon”, “Sinner”.