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INTERVISTA - Ezio Guaitamacchi presenta il "Milano Guitar Festival"
di Elisabetta Di Dio Russo

 

Grande festa a Milano per tutti gli appassionati di chitarra, uno degli strumenti musicali più amati nel mondo.

L’8 , il 9 e l’11 novembre, in vari luoghi della città, si terrà la prima edizione del “Milano Guitar Festival”, sotto la direzione artistica di Ezio Guaitamacchi, giornalista, critico musicale, direttore del mensile “Jam” e con il patrocinio della Provincia di Milano.

Un evento internazionale, interamente rivolto al mito delle 6 e 12 corde: tre giorni di incontri, seminari e concerti  diretti non solo agli appassionati di musica ma anche a chi vuole sapere qualcosa in più sul leggendario strumento musicale o più semplicemente ha voglia di curiosare un po’.

Il programma dei concerti prevede: Dominic Frasca, Forastiere, Paco De Lucia e Mick Taylor.

Ezio Guaitamacchi, grande appassionato di musica rock (è infatti autore di molti libri che riguardano il pianeta musica, tra cui “Cento dischi ideali per capire il rock”, edito da Editori Riuniti) in questa intervista spiega com’è nata l’idea per realizzare questa particolare manifestazione.

 

 

Com’è nata l’dea di portare questa manifestazione che solitamente si svolge a New York anche a Milano?

 

Realizzare un festival  tutto dedicato alla chitarra è un’idea che meditavo da tanto tempo. Pur facendo il giornalista musicale mi diletto a suonare la chitarra: anzi credo di essere la prova reale di quel motto che dice che un “critico musicale, in fondo è un musicista mancato”.

In Italia mancava una manifestazione come questa e mi sembrava giusto colmare questa lacuna.

Questa prima edizione sarà realizzata in forma “ridotta” perchè ancora non abbiamo sovvenzioni o grandi sponsor però l’intento è quello di dare alla manifestazione un’identità e lo spirito di un vero “festival” e non di una semplice rassegna di concerti. Ecco perchè abbiamo deciso di agganciarci ad una manifestazione internazionale, consolidata e qualificata come quella che si svolge a New York.

 

Come mai questa prima edizione del festival vedrà soprattutto la presenza di artisti stranieri?

 

Il taglio della manifestazione è internazionale ma non ci siamo dimenticati degli artisti italiani! In questa occasione sarà dato un Premio alla carriera a Franco Mussida, che è forse il chitarrista italiano più importante dal punto di vista della storia del rock, fondatore della PFM  e del Centro Professione Musica.

In questo gemellaggio “New York –Milano” vi è anche la presenza di Forastiere, chitarrista italiano conosciutissimo nel mondo per quanto riguarda la chitarra acustica sperimentale che fra l’altro sarà l’unico artista italiano che parteciperà alla prossima edizione del “New York Guitar Festival”.

Come ho detto prima questa edizione è “ridotta”, quindi abbiamo dovuto limitare il numero degli artisti, dei concerti e degli eventi da proporre cercando di offrire al pubblico eventi, e concerti con artisti molto diversi tra loro.

Avremo una leggenda, un classico del rock come Mick Taylor, un grande ambasciatore culturale oltre che uno straordinario chitarrista come Paco De Lucia e dedicheremo la prima serata interamente alle “nuove frontiere della chitarra” che parte proprio con il gemellaggio tra le manifestazioni di Milano e New York.

 

Il festival è rivolto ad un pubblico giovane, ad un pubblico di intenditori o mira ad un target ben preciso?

 

Oggi la musica  per molti è considerata un hobby, una passione più che un collante generazionale. Quindi anche per ciò che riguarda il Milano Guitar Festival l’età anagrafica è ininfluente perchè chi segue questo tipo di manifestazioni è generalmente un pubblico di “appassionati” e la passione verso qualcosa non ha età.

Però, per esempio, con un personaggio come Paco De Lucia abbiamo cercato di schiudere le frontiere anche agli “intenditori”.

 

In Italia si produce molta musica ma se ne esporta poca. In compenso se ne importa tantissima. Secondo lei perchè?

 

Difficile generalizzare. Nel caso della musica rock la risposta è molto semplice: il rock è un tipo di musica che non appartiene alla nostra cultura ma appartiene a quella  americana, con qualche variante inglese, per cui è normale importare questo tipo di musica nel nostro Paese e non il contrario. Per quanto riguarda la musica italiana in generale, il discorso diventa ovviamente molto più ampio e complicato.

 

Qual è il traguardo che vi proponete di raggiungere con il “Milano Guitar Festival?”

 

Ci proponiamo di creare innanzitutto un appuntamento annuale, un punto di riferimento per tutte le persone che suonano la chitarra o hanno la chitarra nel cuore.

La collaborazione con il CPM ci suggerisce anche degli incontri che abbiano una valenza “educativa” nello studio della chitarra che, in questa prima edizione del “Milano Guitar Festival” non siamo riusciti ad includere.

Ci auguriamo in futuro di poter organizzare, all’interno della rassegna, eventi, concerti, incontri con “grandi rappresentanti della chitarra” non necessariamente solo del rock o del blues ma anche di altri generi musicali  e far sì che questo festival riesca a crescere, consolidarsi colmando quel piccolo vuoto nel pur ricco e variegato panorama delle manifestazioni che vengono organizzate in Italia.