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Numero 1/2 del 20 Gennaio 2020 -
Quindicinale Culturale
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Pubblicità e volgarità
di Erzebeth
Si parla molto spesso del potere della pubblicità televisiva che tende a mietere vittime tra i telespettatori.
Parlando di pubblicità è facile anche parlare di volgarità e diseducazione, non solo per quanto riguarda le immagini che ripropongono in modo trito e ri-trito il modello della “donna-bambola” (ma poi nella realtà esiste davvero?) tutta curve e seduzione.
Il tipo di volgarità e di diseducazione su cui vorremmo attirare l’attenzione è un’altro.
Non sempre i consigli per gli acquisti sono semplici e veniali tentazioni che mirano esclusivamente all’ingenuità del pubblico per reclamizzare un prodotto.
Talvolta nascondono vere e proprie insidie, come nello specifico caso degli spot televisivi che riguardano i medicinali, spesso invitanti ed accattivanti, promettono al telespettatore giovamento per i piccoli disturbi di salute.
Ma vi siete accorti a fine spot in che modo vengono elencate le istruzioni per l’uso e le eventuali controindicazioni?
Vengono elencate in modo talmente veloce da risultare quasi incomprensibili, un po’ come quando in un contratto ci sono delle clausole scritte in caratteri piccolissimi e quasi illeggibili.
Eppure la parte riservata alle istruzioni per l’uso è importante quanto l’elenco dei benefici
promessi dal prodotto poichè, anche semplici farmaci definiti “farmaci da banco”, se male utilizzati, possono essere davvero nocivi per la salute: per esempio un antinfiammatorio utilizzato per piccoli malesseri stagionali come mal di schiena o disturbi alle articolazioni se preso in quantità esagerate o somministrato a persone con problemi particolari può compromettere in modo irreversibile il funzionamento dei reni e in casi estremi addirittura portare alla dialisi.
Quando si parla di maleducazione e volgarità nella pubblicità televisiva...
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