“Cara Politica” – Le inchieste di Report
di Milena Gabanelli - Giovanna Boursier – Sabrina Giannini – Bernardo Iovene
(Rizzoli – Pagine 132, € 19,50)
Milena Gabanelli festeggia i dieci anni della trasmissione televisiva di giornalismo “libero” con “Cara politica”, le inchieste di Report raccolte in un libro + dv.
Quattro inchieste di Report fotografano al microscopio il tessuto impazzito del nostro Paese.
A raccontarle le parole dei tre autori, Giovanna Boursier, Sabrina Giannini e Bernardo Iovene che ripercorrono la loro esperienza diretta dietro la videocamera.
Una sintesi efficace di uno degli esempi più eclatanti di giornalismo televisivo libero ed appassionato.
Prefazione di Milena Gabanelli.
“Chi l’ha vista?”
di Norma Rangeri
(Rizzoli – Pagine 322, € 17,00)
In questo libro Norma Rangeri, una delle penne più acute de “il Manifesto” e autrice di una rubrica di culto sulla televisione ci fa il suo personale resoconto della tv degli ultimi anni facendo sfilare protagonisti e comprimari del piccolo schermo senza pietà per nessuno: “Al mattino soffritti, soap, oroscopi e massaggi con fondoschiena in primo piano. Nel pomeriggio cronaca, tanga, e starlette. Di sera, la grande fiera del silicone.”
Nel mirino soprattutto l’informazione e la politica-spettacolo: “Uno show completamente sottomesso agli indici di ascolto, che sfiora pericolosamente il porno, condito da agghindate opinioniste e donne sgabello rigorosamente mute”.
Dalle parole dell’autrice emerge un’Italia virtuale dominata dal tubo catodico, dove i salotti televisivi sono diventati il centro del confronto ideologico e politico della nazione.
Chi non si adatta è perduto, anzi, oscurato.
Ma, se la tv di qualità esiste, bisogna continuare a cercarla nel terreno minato dalla guerra dell’audience che ha trasformato il servizio pubblico nazionale in una brutta copia della concorrenza commerciale.
“Non avevo capito niente”
di Diego De silva
(Einaudi – Pagine 312, €16,00)
Un po' Mr Bean, un po' Holden, un po' semplicemente se stesso, Vincenzo Malinconico, protagonista di “Non avevo capito niente” è un avvocato semi-disoccupato, un marito semi-divorziato, e soprattutto un grandioso, irresistibile filosofo naturale.
Vincenzo Malinconico finge di lavorare per riempire le sue giornate e divide con altri finti-occupati come lui uno studio arredato con mobili Ikea, chiamati affettuosamente per nome come fossero persone di famiglia. La sua famiglia vera, del resto, è allo sfascio: la moglie l'ha lasciato, i due figli adolescenti, amatissimi, hanno i loro sogni e i loro guai. A Vincenzo Malinconico capitano improvvisamente due miracoli. Il primo è una nomina d'ufficio, il secondo miracolo si chiama Alessandra Persiano che si innamora di lui e prende a riempirgli la vita e il frigorifero. Ma il vero miracolo, per i lettori, è la voce svagata, digressiva ed eccentrica intorno a cui ruota l'intero romanzo e la capacità dell’autore di descrivere con estrema chiarezza il difficile mondo dei quarantenni di oggi alle prese con i problemi che riguardano il lavoro e gli affetti.
“Adulti con riserva”
di Edmondo Berselli
(Mondadori – Pagine 192, € 16,50)
Edmondo Berselli descrive l’epoca tra la metà degli anni Cinquanta e il Sessantotto con gli occhi della generazione dell'hula hoop e del twist, quando i figli del popolo intravedevano l'opportunità di un mondo diverso.
Quotidianità ed attualità degli anni passati affiorano dalla penna di Berselli: si materializzano le sagome della Vespa e della Seicento, i volti di Togliatti, Nenni e Fanfani, i gesti dei divi come Celentano e Claudio Villa, la televisione del "Musichiere", i giornali pettegoli come "Il Giorno" e le inchieste furibonde di Giorgio Bocca.
Riforme, colore, vacanze e certi piccolissimi nuovi peccati si contrappongono al
grigiore di ciò che è superato e al conformismo ormai stanco.
Raccontare oggi come eravamo significa ritrovare l'autenticità un po' anarchica di quei giorni, quando la fantasia illuminava il presente, e il futuro appariva così pieno di promesse. Ancora non si sapeva che di lì a poco, nei sottoscala del Sessantotto, la politica, il collettivo, il movimento, l'omologazione contestatrice e l'incombente rigore ideologico del Pci avrebbero spento la creatività e mortificato il felice individualismo dei ragazzi italiani.