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Il titolo della mostra allestita a Palazzo Bricherasio, in quel di Torino, ben sintetizza la tematica che fa da filo conduttore al percorso dell’esposizione e rispecchia a sua volta, pienamente, il percorso culturale di quegli artisti che intorno al 1850 si incontrano a Firenze al Caffè Michelangiolo ed hanno scelto di utilizzare la “macchia” per esprimere i contenuti della realtà in una forma più coerente con il loro sentire.

Tutte le espressioni e le esperienze del movimento dei Macchiaioli sono presenti nell’esposizione. Da Serafino De Tivoli con i primi approcci al chiaroscuro, a Vito D’Ancona, a Federico Zandomeneghi fino agli ultimi rappresentanti del movimento come il Gioli.

La mostra, come sottolineato nel catalogo dalla curatrice Francesca Dini, vuole proporre: “un percorso scientificamente corretto”. Al visitatore viene offerta inizialmente una riflessione sul processo dialettico che ha generato l’introduzione della “macchia” come linguaggio per rappresentare con forma sintetica i contenuti della realtà quotidiana; viene poi presentata l’evoluzione e l’innovazione che si ha nella rappresentazione paesaggistica attraverso le esperienze di Castiglioncello che hanno proposto il contatto diretto con una natura incontaminata; quindi i soggiorni alla Piagentina che introducono accanto alle rappresentazioni solari i primi segni di ricerca intimistica, un orientarsi alla realtà interiore piuttosto che a quella esteriore. Attraverso il percorso proposto è poi possibile vedere come, nel succedersi degli anni, con l’affievolirsi della tensione etica della cultura risorgimentale e le delusioni e le disillusioni del post-Unità d’Italia, anche la pittura dei Macchiaioli ricerchi maggiore coerenza con l’ambiente culturale dell’epoca, rinunciando alle esperienze di rottura che ne avevano caratterizzato la nascita. La realtà rappresentata attraverso paesaggi rurali o urbani e interni di abitazioni racconta del vivere quotidiano e coglie i gesti delle persone con una partecipazione romantica e sentimentale, non più con l’essenzialità dell’osservazione tipica della cultura positivistica.

A Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini sono dedicate tre sezioni monografiche.

La mostra bella e godibile, Palazzo Bricherasio, che di per sé merita attenzione, rimane aperta fino al 10 giugno.