Dal 14 marzo, a Mantova presso le sale di Palazzo Te, è in corso la mostra “Gli arazzi dei Gonzaga nel Rinascimento Da Mantegna a Raffaello e Giulio Romano”.
Sono però tre le sedi espositive che compongono questo interessante progetto curato da Guy Delmarcel, tra i massimi esperti europei del settore, in collaborazione con Nello Forti Grazzini, Stefano L’Occaso e Lucia Meoni: oltre Palazzo Te sono infatti coinvolti il Museo Diocesano Francesco Gonzaga dove vi sono sei arazzi di soggetto religioso e il Museo di Palazzo Ducale dove è permanentemente esposto il ciclo Atti degli Apostoli.
La mostra presenta una selezione, trentaquattro opere, degli arazzi più belli appartenuti ai Gonzaga e realizzati durante il Rinascimento, unitamente ad alcune testimonianze documentarie.
Fin dall’antichità i tessuti preziosi sono stati la componente ornamentale mobile prediletta di re e nobili di tutta Europa e dalla metà del Trecento gli arazzi ne hanno rappresentato la parte primaria. Quei tessuti di dimensioni gigantesche, veri e propri affreschi mobili, facili da trasportare da una residenza all’altra, da appendere e staccare, non si limitavano alla funzione di difendere dal freddo e dalle intemperie ma dovevano anche costituire uno sfondo variopinto e conforme ai desideri dei committenti e ne manifestavano la ricchezza e il prestigio. La maggior parte degli arazzi delle antiche collezioni era realizzata da artisti fiamminghi e proponeva scene campestri che offrivano durante le stagioni più rigide la possibilità di usufruire di una specie di “giardino d’inverno”. Ma ne esistevano anche altri con intessute storie complesse e considerate sia dei modelli, che dei suggerimenti autocelebrativi dei loro proprietari: per un cardinale venivano ad esempio commissionate storie di eroi biblici, come Davide o Saul o Mosé, o di personaggi cristiani dagli Atti degli apostoli, oppure per un uomo d’armi storie profane, come quelle di Enea o di Alessandro o le Fatiche di Ercole.
I signori di Mantova acquistarono infatti degli arazzi fin dal Quattrocento, seguendo in questo l’esempio delle altre grandi famiglie italiane, come gli Estensi a Ferrara o i Farnese a Parma. Ma fu soprattutto nel Cinquecento che gli acquisti di arazzi conobbero un forte incremento per via dell’interesse nutrito verso questa particolare arte dai tre figli di Francesco II Gonzaga (1466-1519), quarto marchese di Mantova, e di Isabella d’Este (1474-1539): Federico II (1500-1540), primo duca e committente di Palazzo Te; Ercole (1505-1563), cardinale
e legato pontificio al Concilio di Trento, e Ferrante (1507-1557), comandante in capo delle truppe imperiali, poi governatore di Milano e fondatore del ramo di Guastalla. Le loro collezioni e, in parte minore anche quelle dei loro successori, ebbero dimensioni imponenti.
Molti degli arazzi di queste collezioni immense, nei secoli seguenti andarono incontro a distruzione o furono consunti dall’uso, molti vennero acquistati da altri nobili italiani.
Quando nel 1749 il ramo dei Gonzaga di Guastalla si estinse, gli arazzi sopravvissuti erano solo 58. Ma nell’insieme tutto ciò che è giunto fino a noi non è che una piccola parte dei tesori dei tre figli di Isabella: un arazzo che fu del duca Federico, ventuno di Ercole e trenta di Ferrante, per un totale di cinquantadue opere. Una buona parte è oggi esposta in mostra a Palazzo Te, insieme ad alcuni lavori dell’inizio e della fine del Cinquecento.
Quasi tutti gli arazzi furono realizzati nelle Fiandre, oppure in Italia a opera di arazzieri di origine fiamminga. A quell’epoca i Paesi Bassi meridionali erano i maggiori produttori di arazzi, con Bruxelles come epicentro e con Anversa come principale centro di vendita grazie al porto più grande del Nord Europa.
La predominanza fiamminga dei manufatti era dovuta alla superiorità progettuale e tecnica e alla organizzazione dell’“industria artistica” di Bruxelles.
Lo studio sistematico della collezione di arazzi gonzagheschi è cominciato nel 1977. I Musei Reali di Arte e Storia di Bruxelles acquisiscono un grande arazzo, che rappresenta un corteo trionfale all’antica recante l’iscrizione Fructus Belli.
Guy Delmarcel, storico dell’arte e curatore del museo, ne ricostruisce la pertinenza alle collezioni di Ferrante Gonzaga e scopre poi il resto del ciclo in Inghilterra e in Francia. A Mantova sono attualmente presenti diciotto arazzi commissionati dai Gonzaga: i nove arazzi degli Atti degli Apostoli, copie della serie della Cappella Sistina eseguiti su cartoni di Raffaello, acquistati dal cardinale Ercole Gonzaga e poi donati alla basilica palatina di Santa Barbara, oggi custoditi presso il Palazzo Ducale; i tre Millefiori di Isabella d’Este e sei episodi della Vita di Cristo, donati dal vescovo Francesco Gonzaga nel 1598, oggi nel Museo Diocesano. Ma la maggior parte della collezione, composta da cinquantadue pezzi, è sparsa in altre località italiane (Milano, Monselice, Trissino e Palermo) e estere (Francia, Belgio, Inghilterra, Germania, Portogallo e Stati Uniti d’America).
La mostra, allestita da Roberto Soggia nelle sale dell’Ala Napoleonica di Palazzo Te e nell’ambiente delle Fruttiere, presenta trentaquattro arazzi tra cui alcuni capolavori straordinari come la famosa Annunciazione di Chicago (1470-71 circa), il più antico arazzo di gusto rinascimentale sopravvisuto, che rievoca la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna a Palazzo Ducale, tessuto per Ludivico II e utilizzato come ornamento del pulpito della Cattedrale di Mantova, un arazzo del ciclo Millefiori, dal Palazzo Vescovile di Mantova, restaurato in occasione di questa esposizione e alcuni esemplari di serie differenti Giochi di Putti. A testimonianza dell’interesse della casata gonzaghesca per questi preziosi manufatti, è inoltre esposta a Palazzo Te una selezione di documenti - tra cui lettere, inventari e testamenti - proveniente dall’Archivio di Stato di Mantova e da quello di Parma.
Per il visitatore la mostra è un viaggio emozionante tra la seta e i colori dei magnifici arazzi fatti realizzare dai Gonzaga nel Rinascimento e offre una visione ampiamente di quest’arte in Europa, in cui la varietà dei soggetti è pari alla bellezza del disegno.
La mostra “Gli arazzi dei Gonzaga nel Rinascimento. Da Mantegna a Raffaello e Giulio Romano”, è stata fortemente voluta dal Comitato Scientifico del Centro di Palazzo Te presieduto da Salvatore Settis, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e di S.M. Alberto II Re del Belgio, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Lombardia Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, promossa e organizzata dal Comune di Mantova, dal Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te, dal Museo Civico di Palazzo Te, dal Museo Diocesano Francesco Gonzaga, Museo di Palazzo Ducale – Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le Provincie di Mantova Brescia e Cremona e dall’Archivio di Stato di Mantova, sostenuta da Provincia di Mantova e Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova, con il contributo di Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Fondazione Banca Agricola Mantovana.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 27 giugno.
“Gli arazzi dei Gonzaga nel Rinascimento”
Da Mantegna a Raffaello e Giulio Romano
dal 14 marzo al 27 giugno 2010
Palazzo Te
viale Te 13 - Mantova
Museo Diocesano Francesco Gonzaga
Piazza Virgiliana 55 - Mantova
Museo di Palazzo Ducale
Piazza Sordello 40 – Mantova
Informazioni
www.centropalazzote.it
Prenotazioni
www.centropalazzote.it
Tel. 199 199 111 dal lunedì al venerdì ore 9 – 18
(Diritto di prenotazione: Tariffa ordinaria: 1,50 Euro -Tariffa per studenti: 0,50 Euro)
Orari
Palazzo Te
lunedì: 13-18, martedì-domenica: 9-18 (chiusura biglietteria 17.30)
Museo Diocesano Francesco Gonzaga
lunedì: 15-17.30, martedì-domenica: 9.30-12; 15-17.30
Museo di Palazzo Ducale
martedì-domenica: 8.15-19.15
La visita della mostra è regolamentata da un sistema di fasce orarie con ingressi programmati. La prenotazione è obbligatoria per i gruppi e consigliata per i singoli.