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L'INTERVISTA - Domenico Liggeri: "Ecco il mio "Cabaré""
di Elisabetta Di Dio Russo

Continua il successo di Cabaré lo spettacolo in scena al Teatro Derby di Milano dal 9 febbraio scorso, ideato e diretto da Domenico Liggeri.

Domenico Liggeri giornalista, saggista, docente in diverse università italiane ed eclettico autore televisivo di programmi come Markette (con Piero Chiambretti) e Crozza Italia Live (con Maurizio Crozza) in questa intervista svela i segreti del suo nuovo spettacolo e spiega perchè Cabaré ha già conquistato l’affetto del pubblico.

 

Da poco tempo ha debuttato al Derby di Milano “Cabaré”. In cosa consiste lo spettacolo?

Io ho sempre amato le forme alternative di comicità. In questo caso l’idea mi è venuta perché pochi giorni prima avevo rivisto lo splendido film di Scorsese “Re per una notte” e, da quella suggestione sui meccanismi della comicità drogata dalla televisione è immediatamente nata l’idea di tutto lo spettacolo.

Mi piaceva l’idea di ribaltare le cose e quindi di mettere il re, il nostro ospite, non più nelle condizioni di essere solo lodato.

Infatti l’ospite viene rapito, legato e messo in scena insieme agli attori del cast con il solo scopo di rispondere alle loro domande, vedere i loro sketch e dare consigli sul “mestiere”, il tutto in un atmosfera di grande feeling e grande sincerità in cui il pubblico può riconoscere sul palco la persona che fa lo spettacolo e non più solo il personaggio.

 

“Cabarè” è stato indicato come uno spettacolo nuovo: in che cosa vuole essere innovativo?

C’è uno sforzo di non prendere in giro il pubblico ma anzi di svelare i segreti di quello che c’è dietro, la macchina teatrale che si nasconde e quindi portare direttamente il backstage sul palco con tutto quello che comporta.

 

Lo spettacolo vede sulla scena oltre dieci comici più un ospite importante. E’ difficile mettere d’accordo tanti artisti per un solo spettacolo?

Nonostante il nome cabarè, in realtà non si tratta di un appuntamento cabarettistico ma di un’opera teatrale aperta. E’ un esperimento verso il pubblico e non è facile perché c’è molta improvvisazione. L’obiettivo è quello di far ridere in modo sincero e genuino che non dia ancora la sensazione di un qualcosa completamente preparato dall’inizio alla fine.

Questo poi è uno spettacolo che si fa da sé. Nasce cosi, ci siamo visti poche volte e provato ancora meno, sarà molto sincero  e vero e non c’è nessuna intenzione di lucro dietro. Nasce solo da un esigenza di esprimersi, quindi non parlerei di difficoltà ma di un percorso.

 

Quali sono gli argomenti trattati in “Cabaré”?

Non ci sono argomenti! L’argomento è la vita del nostro ospite.

 

Lo show vuole essere anche un trampolino di lancio per nuovi artisti?

Sarebbe sicuramente felice di esserlo.

 

Come è stato accolto lo spettacolo da critica e pubblico?

Molto molto bene, anzi cosi bene che direi: cosi bene che è preoccupante!

 

Secondo lei come è cambiata la comicità di oggi rispetto agli spettacoli che si facevano ai tempi d’oro nel “tempio della comicità milanese”?

E’ cambiato completamente in funzione della televisività. La tv ormai ha imposto i suoi ritmi e le sue cadenze togliendo completamente personalità al teatro. Ormai gli spettacoli comici sono solo un elenco di attori che porta un repertorio, manca completamente una dimensione drammaturgica. Non c’è una storia, non c’è una situazione alla base.

La quantità non deve ingannare, va vista la qualità. Perche se ci sono decine di spettacoli ma senza un’idea di fondo non ha senso. C’è questa tendenza ormai a presentare i comici con la formula: ecco a voi. Il teatro comico è diventato ormai solo una passerella di attori, non è un programma in questo modo. Il problema è che ci si sta appiattendo su un sistema televisivo e bisogna ritrovare la vera dimensione.

 

E’ ancora presto per fare bilanci, ma come vede il futuro dello spettacolo?

Se lo vedessi farei un altro mestiere!

 

(le foto di Jessica Polsky sono di Claudio Vignola e Fabio Scarpati)

 

 

www.domenicoliggeri.it