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L'INTERVISTA - Max Manfredi: "Oggi ci si innnamora attraverso la tecnologia"
di Elisabetta Di Dio Russo

Genialità, stile, classe nell'accostare le parole, ricercatezza dei suoni e delle melodie: tutto questo è Max Manfredi, che oggi, stupisce con "Amore di Dublino", un brano di grande attualità che si discosta lievemente dai precedenti scritti dal cantautore genovese e che vede la partecipazione di Giorgio Licalzi, autore della musica. Una svolta nella lunga carriera artistica di Max Manfredi, autore di pezzi indimenticabili come "Tabarca", "Tra virtù e degrado",  "Il regno delle fate", "La fiera della Maddalena", "Il fado del dilettante"?

Ce lo spiega lui stesso in questa breve intervista.

 

 

Come è nata questa canzone e qual è il motivo che l'ha spinta a trattare questo argomento?

Non ne ho idea. Penso siano frammenti di cronaca che si mischiano a ricordi di racconti sentiti e, per qualche ragione, sedimentano, precipitano, danno luogo a un testo. Non una canzone, in questo caso, né un testo liricamente autonomo,  ma un testo per canzone. Poi, però, non mi veniva la musica. Così l'ho affidata a Giorgio Licalzi, musicista torinese con cui già avevo avviato una collaborazione. E lui la musica ce l'ha trovata. Ipnotica, densa di un livido understatement.

La sua è una canzone d'amore, dedicata a un tipo d'amore "diverso". Ma soprattutto parla di una grande solitudine nei rapporti interpersonali. Secondo lei perché oggi succede questo? Perché malgrado la nostra società sia sempre più vasta e più aperta, anche culturalmente, siamo tutti sempre più soli?

Mah, penso che più le possibilità e le necessità comunicative si estendono, più si disperdono. E penso anche che nessuno sia facilmente soddisfatto di relazioni reali e croniche. Era così anche in altre epoche, ma c'era meno, come dire, totalitarismo della comunicazione. Si spedivano lettere, ci si innamorava senza essersi mai visti, si avevano lunghi rapporti epistolari, a volte ci si fidanzava e ci si sposava così. Poteva capitare fino alla seconda metà del Novecento! Ci si innamorava di una foto, magari, come in un tristissimo film con Alberto Sordi che mi è capitato di vedere ieri.
Ma era impensabile, credo, un amore mercenario basato su scatti o schede telefoniche. Se non mi ricordo male.

Il protagonista della mia canzone è una persona sola. Ma potrebbe anche essere sposato con figli.

Lui e la voce femminile si prestano a questo autoinganno consapevole. Che quindi non è un inganno.

La pornografia essenzialmente  non ha plot, non ha  trame. Non ha personaggi, ma solo attori. Qui si condanna anche al non avere nemmeno corpo e scenografia.

Perché oggi una persona è disposta a spendere molti soldi in telefonate per rincorrere un'illusione (che non diventerà mai realtà), come fa il protagonista della sua canzone?

Forse per un misto di senso di possesso e di schiavitù. L'essere umano, e specialmente l'essere sentimentale o erotico, si appaga stranamente di questo binomio. Sono schiavo di te, ma ti compro.

Oggi si lavora, ma ci si conosce anche attraverso internet. Che rapporto ha con la tecnologia?

Tecnologicamente sono analfabeta (di andata), non diversamente da coloro che usano la lingua italiana senza conoscerla, e cioè senza conoscerne radici, sfumature, fondamenti. Però la usano. 
Ecco, io non so "scrivere" la tecnologia, ma la uso.

Dice bene, ci si conosce e ci si frequenta spesso attraverso la rete. Anche per motivi pratici e logistici. Io adesso le sto parlando, oppure potremmo scriverci, parlarci per telefono o via Skype (qui mi fermo, ma potremmo citare altri sistemi molto usati).

Non solo. Pensi alle registrazioni. Non è più necessario un locus unico e fisico, la sala, lo studio. Il refettorio dei suoni.
Una registrazione può passare attraverso luoghi diversi e lontani fra loro, poi incontrarsi e comparire in altri luoghi. E' quel che è successo a questo pezzo: registrato fra Torino e Genova, comparso on line su un noto  periodico.

Questa canzone si allontana melodicamente anche dal suo tipo di musica. E' un episodio che rimarrà singolo o sta decidendo di cambiare?

Questo con Giorgio Licalzi è  un esperimento poetico-musicale a due, che mi interessa molto e promette bene. E il progetto si muterà in un intero album. (Foto di Guido Castagnoli)

 

 

www.maxmanfredi.com

 

 

 

(Aprile 2013)