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L'INTERVISTA - Patrizia Palese: "Qualsiasi cosa si faccia per la cultura è tempo ben speso"
di Elisabetta Di Dio Russo

Ci sono persone che vale la pena conoscere. Ci sono artisti che interpretano il ruolo di “artista” con dedizione, passione e soprattutto talento. Patrizia Palese è una di queste persone. Ha tutte le carte in regola per conquistare la sua fetta di cielo e poter brillare tra le stelle della letteratura e dello spettacolo. Patrizia è una donna forte, dotata di talento , spirito di osservazione e grande personalità. In questa intervista parla del suo concetto di arte, di letteratura e della sua personale visione dell’amore che è il vero motore che fa funzionare il mondo.

 

Come ha scoperto la passione per la scrittura?

So che sarebbe opportuno citare un avvenimento, una persona o una data particolare per dare una veste di brillantezza, ma non è successo nulla di particolare oltre il fatto che ogni volta che scrivevo anche un semplice pensiero chiunque lo leggesse mi rimaneva a guardare serio, forse preoccupato. Il motivo era molto banale: ad un’età in cui si parla di bambole o al massimo di fate, io descrivevo la solitudine o la speranza di un mondo diverso. In questo gioca molto anche la mia appartenenza ad un periodo ben preciso: il ’68. Ritornando alla domanda non ho scoperto io questa passione, ma altri mi hanno confermato che l’avevo.

 

Sceneggiatrice, autrice di testi teatrali, scrittrice. In quale ruolo si piace di più?

Dovrei dire come drammaturga, in quanto quello fu il mio primo amore, ma direi una grande bugia, e farei del male a un’altra Patrizia che scrive da sempre quando c’è qualcosa che non le piace…scrive per dimenticare le bugie degli altri e le trasforma in altre realtà…diciamo che quando voglio farmi un regalo scrivo poesie, ma attendo che qualcuno faccia un bel regalo a me scoprendo la Patrizia che ha pronto un film, una commedia musicale, una sit com per far sorridere chi magari non ama molto leggere ma ha bisogno di credere che può esistere anche un’altra realtà.

 

Dopo “Come Orfeo” sta per debuttare un altro suo romanzo. Di che si tratta?

Il titolo dovrebbe chiarire : “Gli Infiniti volti dell’amore”, ma il nuovo, almeno per me, è innanzi tutto che questo non è solo il “mio” romanzo, in quanto l’ho scritto insieme ad un mio amico, Claudio Barbero ma, soprattutto, perché è costituito da 23 racconti assolutamente slegati fra di loro che abbiamo voluto dividerci nella narrazione; in comune hanno il significato della parola “Amore”, ma non si leggerà nulla di prevedibile.

Abbiamo voluto mettere a nudo il significato di questa parola in tutti gli aspetti, anche quelli di cui non si parla per vergogna o per paura perchè, anche l’Amore, come tutto ciò che appartiene all’umanità può essere doloroso o non capito o addirittura letale. Non dico di più altrimenti tolgo il piacere di scoprirlo.

C’è però un mio progetto legato a questo libro, che è stato caldamente appoggiato da Claudio ed è quello di trasformare questi 23 racconti in 23 possibili soggetti televisivi, ovviamente sceneggiati dalla sottoscritta, ma perché il sogno si realizzi, il libro dovrà vendere tantissime copie e diventare un evento. Troppo assurdo come  progetto? Mah, io dico che se si deve sognare lo si deve fare in grande.

 

Nei suoi racconti, nei suoi romanzi, nelle sue poesie spesso si parla d’amore. Cos’è per lei l’amore?

Posso appellarmi alla facoltà di non rispondere? Scherzo, ma non completamente.

Vorrei averla una risposta chiara, mi creda, ma nel corso della mia vita ho creduto di aver trovato più volte la riposta definitiva. Posso solo dire che per me l’Amore continua ad essere quell’isola al di fuori delle rotte commerciali, delle grandi navi da crociera. Forse perché adoro la fiaba di Peter Pan e vorrei veramente arrivarci seguendo la stella a destra o forse a sinistra, come diceva Edoardo Bennato. O forse no: in fondo anche li l’Amore viene confuso con tante altre cose. Certo, dopo questa risposta, verrebbe da chiedersi allora di cosa parlo se non lo so nemmeno io? Parlo di questa ricerca che a volte dura tutta la vita, a volte delude, illude, ma ti fa sentire viva. Magari un po’ triste, ma viva.

 

Uomini e donne vivono l’amore in modo diverso e non sempre riescono a trovare un punto d’incontro, con il risultato che uno dei due è costretto a vivere l’amore con estrema sofferenza. Secondo lei perchè succede?

E’ una domanda alla quale vorremmo tutti dare una risposta o avere almeno degli indizi per fare un po’ di chiarezza su questo grigio interrogativo.

Credo che fondamentalmente l’Amore, inteso come insieme di sensazioni e sentimenti che conducono due persone a voler vivere la vita dell’altro è quanto mai di più precario possa esistere. Quando ci si innamora si alterano le sensazioni fisiche al punto che addirittura ci sembra di morire se l’amato bene ci ignora o, peggio ancora, ci abbandona. Il problema è che non è un  modo di dire: la tachicardia, la nevrosi, le allucinazioni in alcuni casi ci rendono immagini speculari di quello che siamo sempre stati. Ce lo dicono tutti “ Non ti riconosco più” ma per noi diventa importante solo quella voce, quel sorriso. Questa ossessione al principio piace ad entrambi e tutto andrebbe alla perfezione se si accettasse il fatto che l’Amore è come un bambino che cresce e che, come un bambino, dovrà ad un certo punto essere lasciato libero di andare ma anche di tornare. Lo si capisce sempre dopo, e sempre quando è troppo tardi. L’unica soluzione è fare memoria di ciò che si è vissuto e non ripetere mai lo stesso sbaglio, magari farne un altro . E poi, diciamocelo serenamente: se ogni azione, parola, pensiero diventa prevedibile subentra l’abitudine, che è il maggior nemico dell’Amore.

 

Solitamente chi ha la meglio? L’uomo o la donna?

Quando si ama o, si è amato veramente, nessuno dei due perché l’uno pensa di essere stato frainteso, l’altro pensa di essere stato ingenuo. Diciamo che c’è un rapporto diverso rispetto al dopo, nel senso che l’uomo crede che riempiendosi la vita di impegni dimenticherà prima, mentre la donna analizza fino all’ossessione ciò che è accaduto, come se volesse verificare fino a che punto è stato uno sbaglio ed anche il modo di superare un amore finito in genere è diverso. Per l’uomo rimane sempre o, quasi sempre, un errore di lei, per la donna è soltanto un livido in più da coprire con un bel po’ di cerone. Naturalmente ci sono sempre le eccezioni, ma proprio come dice la parola sono “eccezioni”.

 

Lei è sensibile al fascino della “pagina bianca”? Come nasce una sua storia?

E chi non lo è?L’artista, se lo è veramente, non sa resistere davanti ad una pagina immacolata, ad una tela senza colori, ad uno spartito senza note. E’ il nostro marchio di fabbrica.

Lo sono sempre stata, da quando ero una ragazzina. Non riuscivo a capire le mie compagne quando mi dicevano: “Non sapevo proprio cosa scrivere oggi nel tema”. Ed ancora di meno quando i miei fidanzatini (non molti in verità dato il mio brutto vizio di dire sempre ciò che penso) mi sussurravano “Preferisco guardarti negli occhi in silenzio perché non saprei proprio cosa scriverti di altrettanto bello”, che sembrerebbe un complimento, ma era un’indoratura di una verità indiscutibile: NON SO COSA SCRIVERTI! Sto scherzando? Forse. Ma non completamente.

Per quanto riguarda la genesi delle mie storie, in genere mi lascio convincere da ciò che vedo, sogno, leggo, ma soprattutto da ciò che vorrei accadesse o che ritornasse ad accadere, per avere così una seconda possibilità. Non dimentichiamo che sono anche una Ricercatrice Storica e che le risposte troppo semplici mi fanno sempre storcere il naso.

 

Oltre alla sua attività di scrittrice lei è stata anche protagonista di uno degli appuntamenti più importanti dell’estate romana con la letteratura. Come è andata?

Si sta riferendo a “Nuovi Autori nel cuore di Roma”. Non so se è stato “Il più importante” fra gli appuntamenti estivi romani, ma sicuramente è stato il più innovativo.

Insieme ad altre due colleghe (Anna Maria Funari, creatrice dell’evento, ed a Alba Gnazi) si è portato avanti quella folle idea di dare una vetrina prestigiosa ad autori bravi e non famosi, affinchè la letteratura potesse avere delle carte nuove da giocare.

I fatti hanno dimostrato che non era poi tanto folle quell’idea e l’appoggio di nomi più conosciuti nel campo artistico e letterario, hanno confermato la voglia di cambiare.

Gli appuntamenti mensili che sono cominciati il 27 maggio andranno avanti fino al 16 dicembre. Dopodiché bisognerà verificare se quello che abbiamo seminato darà il buon frutto, ovvero la sede affinchè l’evento divenga permanente. Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza. La mia opinione è che qualunque cosa si faccia per la cultura è tempo ben speso.

 

Lei ha anche un’altra passione: la storia. Perchè questa passione?

Diciamo che la Storia è il mio legittimo consorte, così come la Scrittura è il mio amante. Detto così sembrerebbe che per il mio consorte ci sia solo inganno e noia, mentre la passione ed i palpiti dell’anima siano tutti per l’amante: la realtà è ben diversa. E qui credo di sfiorare la disapprovazione popolare.

L’aspetto legale del mio amore, ovvero la Storia, è tale in quanto vive su regole non scritte ma da sempre esistenti, ovvero il rispetto di ciò che è stato nei confronti di chi debba conoscere il passato, quindi solo notizie confermate da testi, monete, reperti archeologici e mai, in nessun caso, attenzione ad ipotesi e congetture fantastiche.

Dico questo perché se un libro salta agli onori della cronaca come la Bibbia dei misteri evangelici o artistici su quadri che dovrebbero contenere messaggi criptati, si deve avere la responsabilità di accludere anche una Legenda contenenti le fonti da cui sono tratte le ipotesi.

Se invece lo stesso libro è solo un romanzo fantastico, allora il lettore viene rispettato nel suo essere.

Fin’ora non ho mai scritto Saggi con questo intento, ovvero fare chiarezza, ma mai dire mai.

Per quanto riguarda invece il mio “amante”, l’unica regola che debbo rispettare è quella di essere piacevole e non banale, come recita il perfetto manuale dell’amante perfetta.

 

Progetti futuri?

Tantissimi, e forse dovrei dare un ordine di realizzazione.

Diciamo che avendo due romanzi nel cassetto il mio prossimo traguardo sarà quello di renderli concreti pubblicandoli, anche perché uno di loro dovrebbe iniziare una serie di viaggi romanzati nell’arte, con due ragazzine agli inizi degli anni Sessanta che viaggiano nel mondo del passato, e non dico di più per scaramanzia.

Poi, anzi insieme, sono sempre più sensibile all’attenzione di compagnie teatrali che volessero mettere in scena uno dei miei sei lavori teatrali e, nel frattempo, ne sto scrivendo un altro che tratta le Muse: ed anche qui non dico altro sempre per il solito motivo scaramantico.

Ma non escludo il campo cinematografico né quello televisivo, con le  mie sceneggiature. Sarebbe molto interessante parlarne a quattr’occhi con persone interessate. Non credo affatto che il genio italico in questo settore sia solo un bel ricordo dei tempi andati, ma ci vuole un po’ di coraggio da parte di chi può concretizzare un ‘idea. Anche se questa proviene non dai soliti nomi.

Rimangono nel mio cuore le fiabe che scrissi qualche anno fa e che sembra facciano solo sorridere gli Editori, mentre potrebbero diventare  dei fumetti o dei cartoni animati. Insieme a loro il mio lavoro di Commedia Musicale Il canto della fenice, 29 testi da essere musicati, una sceneggiatura pronta e quello che manca, ancor più della musica, è un produttore che voglia leggerla. Così come i miei due Canzonieri (La tela e l’ordito e Lilith). Ma per fortuna l’Arte non ha data di scadenza ed io sono certa di essere un ‘operaia specializzata nella grande azienda Arte&Cultura, per cui attendo e continuo a produrre “manufatti” di alta qualità.

Come avrà potuto notare la modestia non mi appartiene.

Ma nemmeno l’ipocrisia della finta umiltà.

 

 

 

(Ottobre 2011)