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L'INTERVISTA - Renato Dibì: "La Canzone Francese, una passione infinita"
di Elisabetta Di Dio Russo

E’ considerato Il più grande interprete italiano della Canzone Francese: eppure Renato Dibì pur consapevole del suo talento non ne fa un vanto ma ne parla esclusivamente come di una “passione”.

L’artista milanese che preferisce ancora affidarsi all’istinto, al suo cuore e alla sua passione quando scrive o interpreta una canzone, non ama il genere di musica troppo commerciale perchè troppo distante dall’arte. In questa intervista Dibì parla della sua città, quella Milano notturna fatta di locali dove ascoltare la musica “buona” che oggi non ci sono più. Lo fa con una punta di nostalgia perchè, racconta, “eravamo più umani”.

 

Cos’è per lei la Canzone Francese?

 

Penso che la Canzone Francese sia una straordinaria avventura: ha dei testi letterari molto emotivi, con delle invenzioni straordinarie. Di queste canzoni mi ha sempre entusiasmato il modo di raccontare l’amore, l’ironia, il modo di gridare la protesta, la rabbia e quel particolare modo di proporre l’indignazione civile con quel “parlar cantando”.

Cantare le canzoni francesi non significa solo cantare ma interpretare una grande poesia che non si finisce mai di scoprire. Quando poi si conoscono artisti come Jacques Brel, Georges Brassens, Léo Ferré, le canzoni di Édith Piaf o quando si assiste ad un concerto di Juliette Gréco e si sente rivivere questa canzone straordinaria, non se ne può più fare a meno perchè è una cosa che si sente dentro.

 

Lei ha iniziato la sua carriera a Milano, negli anni Settanta. Come è cambiata la città secondo lei dagli anni Settanta ad oggi?

 

Credo che sia cambiata moltissimo. Ricordo Milano in modo particolare perchè è la mia città e perchè la amo molto. Quando ero ragazzo ricordo che c’erano tantissimi locali dove si faceva Cabaret, dove si ascoltava la Canzone d’Autore e dove si potevano incontrare gli Chansonniers che venivano da Parigi o addirittura quelli milanesi, influenzati dalla tradizione francese. Ricordo locali come La Bullona o il Derby dove andavo da ragazzino a proporre le mie prime canzoni.

Ricordo anche i locali dove si proponeva la musica Jazz come il Capolinea o il Ca’ Bianca dove suonavano alcuni grandi musicisti come Franco Cerri, Bruno De Filippi, Sante Palumbo che successivamente mi hanno aiutato a realizzzare i miei dischi.

Oggi con l’avvento del Pop si sono persi questi luoghi dove poter ascoltare la Canzone d’Autore , il Jazz e poter assistere a spettacoli di Cabaret o del  Teatro Canzone. Ed è un vero peccato perchè questi luoghi ci rendevano più “umani”.

 

Non c’è più questo tipo di locali perchè mancano gli artisti?

 

Questi locali non ci sono più perchè il mercato non lo richiede e perchè si è un po’ fuori dal tempo. Oggi è il teatro il luogo giusto per fare questo tipo di repertorio e creare un filo diretto per far battere il cuore al pubblico attraverso le canzoni d’amore, bellissime, molto poetiche, molto intense che sono delle vere e proprie poesie, come le canzoni di artisti francesi come Ferré, Brel o Brassens.

 

Secondo lei oggi vi è la giusta attenzione per la Canzone Francese?

 

No. Non c’è. Impossibile per esempio parlare di Canzone Francese in canali come la televisione perchè non vi è alcun interesse. Una certa responsabilità va imputata anche alle radio, alla musica che trasmettono che è veramente terribile e spesso non è di qualità.

La Canzone Francese non venendo proposta da radio e tv è poco seguita proprio perchè è poco conosciuta.

La colpa è anche degli artisti: c’è una bella differenza tra un artista che scrive una canzone “commerciale” (tendenza attuale) che deve piacere al pubblico a tutti i costi e un artista che scrive unicamente perchè vuole dire qualcosa, perchè ha un’idea che vuole raccontare e lo fa con sentimento, senza mirare esclusivamente al successo.

C’è bisogno dell’attenzione dei grandi mezzi di informazione come radio e tv per permettere alla gente di scoprire il mondo della Canzone d’Autore e quello della Canzone Francese. Purtroppo questa attenzione non c’è.

 

Vi è un artista a cui lei si ispira durante le sue esibizioni?

 

Sì, a dire la verità sono due: Jacques Brel e Léo Ferré.

Quando per esempio mi devo esibire in grandi teatri e sono teso e preoccupato, per darmi coraggio guardo un dvd di uno di questi due artisti. In questo modo trovo subito la giusta “carica” e posso dire “Ok! Ci sono!”. Poi vado ad esibirmi tranquillo.

 

Da qualche tempo lei porta in scena con successo lo spettacolo ModAmore dove divide la scena con l’istant fashion di Alfredo Nocera. Ce ne vuol parlare?

 

Io e Alfredo ci conosciamo da anni. Un po’ per gioco, un po’ per necessità abbiamo pensato di fare uno spettacolo insieme, completamente diverso, unendo le cose che normalmente facciamo nei nostri rispettivi spettacoli.

Abbiamo unito la moda, la donna, l’amore e la canzone d’amore ed è nato ModAmore.

Durante lo spettacolo Alfredo realizza le sue creazioni nel giro di pochi secondi, con dei drappi di stoffa su alcune modelle: sono abiti bellissimi, straordinari, geniali. Io invece canto delle canzoni scelte tra le più belle canzoni d’amore. Per creare questo spettacolo abbiamo cercato di unire l’inventiva, la fantasia, la tenerezza, pensando all’amore.

 

Lei è considerato il più grande interprete italiano della canzone francese. Una bella responsabilità...

 

E’ incredibile!

 

E’ d’accordo con questa affermazione?

 

Non so. Quando canto ci metto tutto il mio cuore, la mia passione. Poi, quello che dicono gli altri va bene.  La prima volta che ho letto un articolo di Vittorio Franchini che ha scritto su di me mi ha stupito e mi ha fatto molto piacere. Mi ha rincuorato, dato coraggio e allora mi son detto “Allora, quando canto, l’amore, la passione riesce ad arrivare anche agli altri!”

 

Progetti futuri?

 

Creare nuove canzoni: scrivere le mie canzoni e tradurre canzoni non ancora tradotte degli chansonniers per riproporle nei miei spettacoli in teatro. Quindi proseguire con il mio spettacolo Chansonnier e con ModAmore insieme ad Alfredo Nocera.

E poi naturalmente un nuovo disco dove poter raccogliere le nuove canzoni che sto scrivendo e quelle che sto traducendo.

Un nuovo album che sono sicuro venderà pochissimo.

Ma ...”Chissenefrega”!

 

 

(Gennaio 2011)