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L'INTERVISTA - Fabrizio Romagnoli: "Non si finisce mai di sognare"
di Elisabetta Di Dio Russo

Il mestiere dell’attore è forse uno dei più affascinanti, anche se richiede impegno, dedizione e molto studio. Fabrizio Romagnoli, uno degli attori più amati dal pubblico italiano si divide tra cinema, teatro, televisione e la formazione degli aspiranti attori. Attualmente impegnato sul set del film “Schuman Theraphy”, thriller diretto da Simona Bonaccorso, l’attore marchigiano in questa intervista racconta la grande passione per la sua professione e svela qualche risvolto segreto del suo nuovo film.

 

 

Hai appena iniziato le riprese di un nuovo film, “Schuman Theraphy”, un thriller diretto da Simona Bonaccorso in cui tu interpreti il ruolo di uno psichiatra.

Puoi dirci qualcosa di più di questo tuo nuovo ruolo?

Innanzitutto, grazie a te, cara Elisabetta, per questa intervista!

Il film di Simona Bonaccorso prodotto dalla Naif Film è veramente bello e non vedo l’ora di vederlo in sala sul grande schermo. Il mio ruolo, Edoardo, è molto difficile perché oltre ad essere sempre presente nel film, e questo ha richiesto un grande impegno nel girarlo, è un personaggio introspettivo, cupo, malato, maniacale… difficile! Spesso ha una doppia personalità e agisce, crea e distrugge in base alla sua maniacale visione dell’amore per Vittoria.

 

Quanto il personaggio di Edoardo è in sintonia con te e in cosa ti riconosci?

Ti dirò, e la cosa ha lasciato di sasso anche me quando ci ho riflettuto su, questo ruolo mi è molto vicino. Non voglio dire che io sono così, ci mancherebbe, ma quello di Edoardo è un modo di essere che è molto vicino ai personaggi che creo io quando scrivo per il teatro. Personaggi che hanno alla loro base un percorso psicologico molto forte, che sono spesso guidati dalle emozioni ma anche dalla logica della ragione. Personaggi complessi dalla lettura difficile, strutturati su molteplici strati, composti e difficili da catturare fino in fondo. Quando pensi di averli capiti, loro ti sconvolgono con un nuovo risvolto psicologico. E’ questo il bello di questo tipo di personaggi, sia che siano scritti per il cinema che per il teatro, la loro struttura psico-emotiva non cambia. Quindi più che dire in cosa mi riconosco direi, che sia io che Edoardo, ci spingiamo molto avanti nell’indagare nel baratro della solitudine che contraddistingue l’essere umano in questo periodo storico. Personaggi e figure, come nel mio teatro, che sono destinate a soccombere. Figure perdenti, complesse, difficili. E comunque, il sole sorge sempre e il bicchiere è sempre mezzo pieno, ci mancherebbe!

 

Sei impegnato su diversi fronti: cinema, teatro, regia e insegnamento: infatti attualmente sei uno dei docenti di un corso che ha come materie la drammaturgia e la regia. Molti attori, registi si dedicano anche all’insegnamento. Quanto è importante per un attore trasmettere agli altri l’esperienza personale e chi sono i tuoi allievi?

Mamma mia che domandona… occorrerebbe scrivere un libro per risponderti! Scherzo, ci provo, in poche parole… Allora… Innanzitutto bisogna dire che non tutti gli attori, registi e autori sono capaci di insegnare e viceversa! Io sì, è vero, faccio molte cose e cerco di sfatare il detto che vuole che chi fa tutto poi alla fine non fa niente bene. Cerco di fare diverse cose e tutte con il massimo della dedizione. L’insegnamento, come fare l’autore, sono sfaccettature del mio mestiere o mestieri a sè stanti che si sono aggiunti durante il percorso. Ho sempre fatto l’attore da 25 anni a questa parte, nel musical, nel teatro classico, in cinema e televisione, poi dopo il mio rientro dalla Germania che è avvenuto esattamente 10 anni fa, ho iniziato a sperimentarmi negli altri mestieri, ma sempre tenendo ben saldo il mio punto di partenza: l’attore. Dico questo perché sia il libro di atti unici “Teatro contemporaneo” che “Teatro contemporaneo II” (altra trilogia di atti unici in uscita a Gennaio 2013) hanno come punto di partenza personaggi che non potrò mai interpretare, vuoi per l’età o vuoi per il sesso, e quindi li ho interpretati scrivendoli. Quando faccio il regista, mi comporto con gli attori come vorrei che un regista si comportasse con me e infatti gli attori e le attrici che lavorano con me sono contentissimi e dicono che tutto risulta facile e semplice: vivo il testo con loro, lo recito con loro, lo mettiamo in scena insieme, tengo le redini senza che se ne accorgano. E comunque sono molto severo e credo nella gerarchia teatrale. La severità viene dalla disciplina che ho ottenuto in tutti gli anni in cui studiavo canto, danza, recitazione. Quando si ha a che fare con più piani espressivi, siano essi vocali che fisici, solo la disciplina ti fa progredire nel percorso. Dico sempre che la disciplina può portare più in alto del talento. Il talento da solo non basta. Per “in alto” non intendo il successo economico ma il successo artistico della dura ricerca personale. Per quanto invece riguarda l’insegnamento, cerco di insegnare come avrei voluto che avessero insegnato a me! Cerco sempre di mettermi al posto dello studente, poichè lo sono stato anch’io e con una grande insegnante, Marina Garroni, e di capire qual è il segreto per comunicare, la via più diretta, veloce, illuminante. Ora sto insegnando anche a Genova all’Accademia Artistica Sinafé di Donatella Sassi, in due corsi, “recitazione” e  “musical”. La Sassi è direttore musicale e coach, vi è poi Vittorio Mascia (Studio Danza Harmonic) che si occupa delle coreografie, mentre per la recitazione i ragazzi studiano sulla mia drammaturgia. Avremo un’esibisione il 17 dicembre al Teatro Garage sempre a Genova. Spesso mi avvalgo anche della collaborazione della mia collega Emilia Tafaro, un validissimo ed efficace aiuto in tutti i miei progetti.

 

L’Italia sta vivendo, come molte altre nazioni, un periodo di crisi economica e questa crisi tocca anche i settori legati alla cultura come Cinema e Teatro. Ma il nostro Paese, pur essendo una delle culle mondiali dell’arte, ultimamente non ha brillato, soprattutto a livello istituzionale, per iniziative mirate per promuovere la cultura. Cosa ne pensi? Si potrebbe fare di più?

Penso che la cultura sia molto importante per una nazione, qualsiasi essa sia. Noi, il cosiddetto popolo di una nazione, ci rispecchiamo nella cultura che facciamo e che produciamo. Dall’estero, ci vedono e ci rispettano anche per il nostro livello culturale quindi, se la cultura soffre e langue, tutta la nazione ne soffre e langue! Tutto è collegato, sempre. Economia, cultura, società. Ovvio che si potrebbe fare di più, e anche con il rispetto del detto “ci sono cose più urgenti da fare”, giustamente, ma non si può tagliare e privare una nazione della cultura, del cinema, dello spettacolo. Faccio parte del Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea Italiana, un’associazione di autori teatrali nata nel gennaio 2012. Ora siamo 170 autori a farne parte e nelle riunioni ci chiediamo sempre cosa possiamo fare culturalmente per la nostra Italia. Lavoriamo molto e creeremo degli eventi molto importanti e significativi sul panorama nazionale. Spero che i giovani autori si avvicinino all’associazione. In questo momento a Roma, quasi tutto il sottobosco dell’indipendente si muove “a gratis” e si deve sapere che gente bravissima, per fare cultura con la propria passione, la propria vita, il proprio tempo libero, spesso deve fare altri lavori. La cultura, oggi, non paga più, spesso non fa guadagnare, quando invece dovrebbe perché è un vero mestiere! Il dislivello del grande cinema o della grande televisione dovrebbe essere appianato. C’è chi guadagna troppo e chi niente facendo teatro! Male, molto male! I teatri sono vuoti e una delle cose su cui noi del Centro Nazionale discutiamo di più è come rieducare il pubblico ad andare a teatro. Tanti forse e poche cose certe, ma l’importante è non mollare, questo sarebbe davvero l’unico e il vero fallimento di una professione, di una vita… per lo meno la mia!

 

Molti ragazzi vorrebbero avvicinarsi al mestiere dell’attore, ma la maggior parte di loro si sente affascinata dalla popolarità che dà la tv. Che consiglio daresti  a un giovanissimo che vorrebbe intraprendere la tua professione?

Sono sempre molto severo, quando si tratta di dare consigli. Il mestiere dell’attore è molto difficile, a meno che non si abbiano raccomandazioni o “Santi in paradiso”. E’ un mestiere dove nessuno ti regala niente. Si impara studiando tanto e “facendo il mestiere”. La gavetta è lunghissima e, il vero successo, non è quello dei soldi, della fama, della televisione dei reality! Il vero successo è poter fare questo mestiere per tutta la vita, mangiare tutti i giorni con questo lavoro, avere fede in questa professione anche quando tutto fa pensare il contrario e, soprattutto, capire che la “fama” è solo una sfaccettatura di questo mestiere e non il metro di paragone! Spesso e volentieri, quando si capiscono veramente queste cose, una grossa percentuale di aspiranti “artisti dello spettacolo” lascia perdere e cerca qualcosa di più consono alle aspettative personali! Va bene così, esistono  così tante professioni al mondo... mica tutti devono fare per forza gli attori, i registi o gli autori, no? Comunque, per me, resta e resterà per sempre il “mestiere” più bello del mondo!

 

Malgrado il tuo ricchissimo curriculum, che comprende teatro, cinema e tv hai ancora un sogno nel cassetto che non hai ancora realizzato?

Non si finisce mai di sognare, ma il sogno più grande è quello di poter arrivare alla fine dei miei giorni sempre potendo fare il mio mestiere che amo infinitamente! Con Cinema, Teatro, Televisione, Scrittura, Insegnamento, sempre tempo permettendo. Questo sarebbe il vero successo di una vita!

 

Progetti futuri?

Tanti, tantissimi! Ma da vero scaramantico del mestiere: si dice solo quello che si fa o per cui si è firmato! Quindi i miei progetti confermati che sono il saggio a Genova con Donatella Sassi e Vittorio Mascia, Il film di Simona Bonaccorso “Schumann Therapy”, il libro “Teatro contemporaneo II” e… insegnare drammaturgia alle superiori di Tivoli all’Istituto Volta in un profetto della Focus-Casa dei diritti sociali insieme ad Antonella Pirolo, la coordinatrice del progetto. (foto di Roberto Ricciuti, Azzurra Primavera, Fabio Romagnoli e Nello Vasta)

 

www.fabrizioromagnoli.it

 

 

 

(Dicembre 2012)