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ARTE - A Como la mostra "Giovanni Boldini e la Belle Epoque"

Dopo gli appuntamenti dedicati a grandi artisti come  Miró, Picasso, Magritte, agli Impressionisti, a Klimt e Schiele, e a Rubens, dal 26 marzo le sale della settecentesca Villa Olmo a Como si illuminano di proimavera con i delicatissimi capolavori di Giovanni Boldini e ad altri straordinari artisti italiani, da Giuseppe De Nittis, sublime interprete di un’eleganza raffinata e metropolitana, a Federico Zandomeneghi, le cui tensioni introspettive sono vicine all’impressionismo francese fino  a Vittorio Corcos che porta sulle sue tele il magnetismo senza tempo dell’universo femminile.

In mostra oltre 120 opere per una rassegna monografica e tematica al tempo stesso, che presenta 60 capolavori del pittore ferrarese a fianco di 60 opere dei più importanti artisti di fine Ottocento italiano.

Tutta la parabola creativa di Boldini si sviluppò negli ambiti temporali della Belle Époque, quella felice epoca della storia europea, tra la fine della guerra franco-prussiana del 1870 e l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo nel 1914, in cui si assistette a un progresso umano e sociale di grande importanza, e dove la società visse un momento esaltante, scoprendo le migliori energie creative e il gusto del fare con spirito ottimistico, apprezzando la bellezza e la gioia di vivere, nutrita dalle spinte che gli provenivano dalla Rivoluzione industriale, dall’aumento della produzione e della ricchezza e dallo sviluppo delle varie discipline come la medicina, la chimica, la matematica e altro ancora.

Se da un lato i 60 capolavori di Giovanni Boldini, come Mademoiselle De Nemidoff (1908), Berthe che legge la dedica su un ventaglio in piedi nel salotto, Nudo di giovane donna semisdraiata (1863), Femme au gants (1888), Ritratto di Emiliana Concha de Ossa (1901), permettono di gettare una luce sull’attività internazionale di uno degli indiscussi protagonisti dell’arte italiana ed europea di fine ‘800-inizi ‘900, dall’altro, le 60 opere dei più importanti artisti di fine Ottocento italiano, consentono di ripercorrere, a livello figurativo, l’evoluzione del gusto pittorico che si diffuse in tutta Europa e che rappresentò i cambiamenti di questo nuovo mondo, nei suoi aspetti estetici più peculiari, dall’emancipazione dell’individuo alla crescita della consapevolezza femminile.

Quello iniziato da Giovanni Boldini nel 1864, lasciando Ferrara alla volta di Firenze, fu un viaggio artistico di sola andata che dal capoluogo toscano lo condusse a Londra e, infine, a Parigi, dove si trasferì e risiedette fino alla morte avvenuta nel 1931.

L’innata curiosità ma soprattutto la brama di riscattarsi e di evadere dall’ambiente provinciale quale era ai suoi occhi la Ferrara degli anni Sessanta, lo indussero a emigrare alla ricerca di un confronto continuo, di nuove occasioni di ispirazione e, soprattutto, alla scoperta della sua vera dimensione di artista.

I modi innatamente aristocratici, la vocazione alla mondanità e alla frequentazione degli ambienti altolocati, ma anche le grandi prospettive di carriera e la voglia di ottenere un riconoscimento economico adeguato per il suo lavoro, fecero sì che il fascino dell’ambiente frizzante della Ville Lumière costituisse per Boldini un’attrazione fatale. Nella capitale francese conobbe la modella Berthe, con la quale avviò una lunga storia d’amore durata più di dieci anni e instaurò rapporti di lavoro con il mercante d’arte Goupil, il più importante dell’epoca, con gallerie sparse in tutto il mondo, entrando nella folta schiera degli artisti della sua cerchia, dei quali divenne ben presto il più apprezzato. Parigi fu per Boldini la vera mecca dell’arte e della vita dove entrò in contatto con gli ambienti più esclusivi e ottenne il tanto atteso benessere economico.

Insieme al pittore ferrarese, una folta schiera di artisti italiani, come De Nittis, Corcos e Zandomeneghi, costellarono il firmamento del genere à la mode, determinando l’espansione di un gusto diffusosi in tutta Europa. Altri pittori, quali Ettore Cercone, Gaetano Esposito, Ettore Tito, Pompeo Mariani, Lucio Rossi e altri, pur rimanendo in Italia, risentirono di quello stile ricercato, raccontando la quotidianità di quella società che prendeva pian piano le distanze dalla sua origine contadina, manifestando con forza lo stato di benessere ottenuto con il progresso.

“Il mito della Belle Epoque si intreccia con il genio di Giovanni Boldini, - commenta il curatore della mostra Sergio Gaddi - l’energia creativa e la fiducia ottimistica che rivoluzionano la storia tra Ottocento e Novecento vengono esaltate dalla velocità guizzante di una pennellata inconfondibile, che esprime la bellezza e la gioia di vivere.

Letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile. Parigi è il teatro privilegiato delle esperienze culturali internazionali, ma il fenomeno si allarga alle capitali europee e negli eleganti ambienti delle città italiane, con Milano, Venezia, Napoli e Firenze in primo piano. Sono gli anni nei quali lo sviluppo della tecnologia rivoluziona i modi di vivere, creando una prosperità e un benessere individuale prima sconosciuti. Cambiano i costumi e si impone la forza di attrazione sensuale della donna, consapevole di un fascino non più solo domestico che cresce di pari passo al suo ruolo sociale. L’immensa popolarità di Boldini arriva fino in America, ed i suoi modi aristocratici, la vocazione per la mondanità, il numero altissimo di liason galanti e la frequentazione di ambienti borghesi ne fanno un punto di riferimento per un significativo gruppo di artisti”.

Anche quest’anno, all’esposizione si affianca come evento parallelo di approfondimento didattico, un progetto teatrale, a cura di Teatro in Mostra di Como, dal titolo Café Belle Époque. Nato da un’idea di Laura Negretti, la pièce è ambientata in un caffè parigino; lì viene narrata, attraverso versi e melodie, la vicenda dolce e infelice di Violetta, donna meravigliosa che conduce una vita dissoluta, e di Alfredo, perfetto interprete dello spirito romantico della Belle Époque. Una storia che rappresenta la metafora ideale di quel tempo in cui sotto lo sfarzo, vivevano migliaia di contraddizioni e ombre.

La mostra, curata da Sergio Gaddi, assessore alla cultura del Comune di Como, e da Tiziano Panconi, fra i maggiori esperti della pittura italiana dell’800, è ideata e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia.

L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 24 luglio 2011. (Catalogo Silvana Editoriale)

 

Giovanni Boldini (Ferrara 1842 – Parigi 1931)

Giovanni Boldini inizia sin dalla giovane età a lavorare sotto la guida del padre pittore e, dopo essersi iscritto all'Accademia delle Belle Arti di Firenze nel 1862, viene a contatto con l’entourage dei pittori così detti Macchiaioli che frequentano il Caffè Michelangelo. La fama di Boldini è però legata soprattutto ai celebri ritratti cui arriva dopo l'esperienza macchiaiola. Importante in questa fase la permanenza a Castiglioncello.

A Firenze si avvicina ai ritrattisti italiani come Michele Gordigiani e all'ambiente della colonia straniera toscana, fra cui i nobili inglesi Falconer, divenuti poi i suoi mecenati.

Nel 1867 è a Parigi per la prima volta in occasione dell'Esposizione Universale dove frequenta la bella società parigina e si intrattiene con gli amici artisti in lunghe passeggiate sulle rive della Senna.

Dopo un breve soggiorno londinese, Boldini si stabilisce definitivamente a Parigi nel 1871 e diventa il ritrattista indiscusso e contesissimo delle belle e nobili donne della città.

Tra il 1872 ed il 1910, il maestro trionfa nei salons parigini, fornendo con i suoi ritratti, una nuova rappresentazione della femminilità, alla quale le sue clienti sono felici di adeguarsi; produce immagini di raffinatissima sensuale bellezza, talvolta raccolta e accentuata in un solo particolare anatomico, come le braccia o le mani.

 

 

 

“Boldini e la Belle Époque”

dal 26 marzo al 24 luglio 2011

 

Villa Olmo

via Cantoni 1 – Como

 

Orario

da martedì a giovedì: 9 -20; da venerdì a domenica: 9 -22 (la biglietteria chiude un’ora prima);

lunedì chiuso

Aperture speciali

24 e 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno: orario 9 - 22

 

 

Biglietti

Intero: 10 €

Ridotto: 8 €

(visitatori oltre 65 anni e tra 6 e 18 anni, universitari fino a 26 anni, gruppi di almeno 25 persone con ingresso gratuito per l’accompagnatore, categorie convenzionate)

Ridotto scuole: 5 €  (gruppi scolastici di almeno 25 persone con ingresso gratuito per due accompagnatori)

Gratuito: bambini fino a 6 anni, disabili con accompagnatore

 

 

Pass della cultura

Il biglietto della mostra permette l’ingresso gratuito illimitato fino al 24 luglio 2011 nei musei cittadini:

Museo Archeologico Giovio, piazza Medaglie d’Oro, 1    

Museo Storico Garibaldi, piazza Medaglie d’Oro, 1

Museo didattico della Seta, via Castelnuovo, 9

Pinacoteca Civica, via Diaz, 84

Tempio Voltiano, Lungo Lario Marconi

Orari musei

martedì, giovedì, venerdì e sabato: 9.30 - 12.30, 14.00 - 17.00 

mercoledì: 9.30 - 17.00  - domenica: 10.00 - 13.00; lunedì chiuso

Orari Museo didattico della Seta

da martedì a venerdì: 9 -12, 15 -18

Orari Tempio Voltiano
da martedì a domenica:  10.00 - 12.00, 15.00 - 18.00; lunedì chiuso

 

 

Info e prenotazioni

tel.  031 571979    fax  031 3385561

www.grandimostrecomo.it

 

 

 

 

(Aprile 2011)