Ricerca Archivio
 
ARTE - Quarta ed ultima mostra per "Terre Vulnerabili", in corso all'Hangar Bicocca a Milano

 

 

Ultimo appuntamento per il ciclo “Terre vulnerabili”, il progetto articolato in quattro mostre che si volge negli spazi dell’Hangar Bicocca di Milano.

Simbolo di questi appuntamenti con l’arte è la Luna che accompagna la creatività e la genialità degli artisti protagonisti di questo grande e interessante progetto.

Un progetto ambizioso ed impegnativo di Chiara Bertola curato con Andrea Lissoni che vede la partecipazione di numerosi artisti nazionali ed internazionali.

Le quattro mostre che costituiscono il progetto sono anche il risultato degli incontri collegiali con gli artisti che si sono tenuti a Milano a partire da settembre 2009 e che hanno accompagnato con cadenza mensile la discussione e lo sviluppo processuale delle quattro mostre.
Il progetto cerca di indicare una direzione e proporre un nuovo linguaggio in un momento in cui il nostro pianeta e i sistemi che lo governano danno importanti segni di cedimento. Terre vulnerabili affida così il suo statement politico ed etico all’opera di due Maestri come Ermanno Olmi e Yona Friedman. Un regista e un architetto che hanno saputo intraprendere, attraverso la loro opera, una riflessione che unisce insieme memoria e speranza, utopia e sua realizzabilita’.

Gli artisti di questa quarta mostra hanno discusso e condiviso il proprio lavoro, modificandolo o trasformandolo per accordarlo a quello degli altri e realizzando opere significative e site specific per lo spazio di Hangar Bicocca.  Quattro mostre che coprono un periodo di sette mesi - per un totale di trenta artisti internazionali ed altrettante opere che si sono sommate le une alle altre.
Tutti i lavori delle quattro mostre del progetto “Terre vulnerabili” sono stati pensati appositamente per lo spazio dell’Hangar milanese.

Gli artisti dell’ultma mostra del ciclo Terre Vulnerabili sono: Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini / Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito/ Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr / Nicolò Lombardi / Marcellvs L. / Ermanno Olmi / Roman Ondák / Hans Op De Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori/ Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nico Vascellari / Nari Ward / Franz West.  

L’idea che lo ha sostenuto è stata quella dell’evoluzione graduale e della germinazione; al pubblico è stato richiesto di prendersi cura della mostra, e agli artisti di crescerla e nutrirla, in un dialogo continuo.
Terre Vulnerabili rimarrà allestito all’Hangar Bicocca fino al 17 luglio 2011.

 

 

I progetti degli artisti

 

ROMAN ONDAK

Resistance

Performance/Video

Video: colore, stereo sound, 8’20’’, loop, Edizione 3 (+ 1 A.P.) 2006

 

Roman Ondák ha chiesto a un piccolo gruppo di persone di recarsi a un evento pubblico, presso il quale si sono poi mescolate alla folla con i lacci delle scarpe slacciati.

In quest’opera l’artista da una parte lavora sul rituale dell’opening, iniziando un discorso in mezzo agli spettatori e lasciandoli incerti circa l’identità dell’autore, dall’altro crea una condizione straniante in chi guarda il video, abbandonato di fronte ad ogni possibile interpretazione (sistemi di sicurezza, performance,….). D’altra parte introduce un segno di resistenza – resistenza all’ordine e al linguaggio – che si esprime nell’opera attraverso un atto silenzioso che suggerisce lo stadio pre-linguistico dell’infanzia.

 

ALBERTO TADIELLO

Senza titolo (Adunchi), 2011

Profilati di ferro, lamiera, dadi e bulloni, 450 x 80 x 160 cm

 

Prossimo alle ossa.

Alle unghie, agli zoccoli, agli artigli, alle zanne, alle corna, ai becchi.

Schegge, scaglie, cristalli, stalattiti. Lame, profili, punte. Aratri, rasoi, cunei.

Un grumo di forze.

Di aggettanza, di torsione, di urto, di trazione, di spinta.

Di isolamento, di deformazione, di dissipazione, di accoppiamento, di riunione, di separazione.

È solo metallo, ferro.

Tagliato, smussato, graffiato, bucato, piegato, imbullonato.

Si affaccia.

Pesa, pende, gravita.

 

La tecnica di salita in Dülfer è effettuata con una continua opposizione basata sulla trazione delle mani e sulla spinta dei piedi contro la roccia. Usata per salire lame, diedri e fessure. Gli arti si trovano spesso appartenere ad un unico piano ideale.

 

PASCALE MARTHINE TAYOU

Plastic Bags

Sacchetti di plastica, rete, 2001-2011

 

Il Cubo di HangarBicocca si accende di colori grazie al grande cono rovesciato interamente costituito da sacchetti di plastica di cinque tonalità diverse (bianco, blu, giallo, rosso e verde). Questa versione dell’opera Plastic Bags dell’artista camerunense Pascale Marthine Tayou, esposta nel dicembre 2010 alla Queensland Art Gallery di Brisbane in Australia, è stata rivisitata appositamente per HangarBicocca e viene presentata per la prima volta in Italia. Con Plastic Bags Tayou ripropone già nel titolo il suo elemento compositivo prediletto: il sacchetto di plastica, mostrato nella sua semplicità quasi banale, a rievocare le moltissime storie di quotidianità di ognuno di noi, diventa simbolo della crescente globalizzazione, del consumismo imperante, ma anche del nomadismo che sempre più caratterizza la società odierna, tema centrale nella ricerca dell’artista fin dagli esordi.

Questa enorme scultura diviene anche emblematica della condizione dell’uomo contemporaneo, imbrigliato in un sistema di azioni ripetitive, di luoghi spazialmente e culturalmente angusti, ma al tempo stesso in constante ricerca di momenti di condivisione, di evasione, di fuga verso orizzonti sconosciuti o inaspettati. Oggi che i sacchetti di plastica sono stati vietati per legge e non dovrebbero più inquinare, questa gigante installazione suggerisce allora un diverso e corretto uso delle plastic bags: trasformarsi e diventare un’opera d’arte.

 

NARI WARD

Soul Soil,

Materiali vari, dimensioni variabili, 2011

 

Nari Ward si contraddistingue per la creazione di installazioni per le quali si serve esclusivamente di materiali di riciclo, spesso raccolti direttamente nel suo quartiere d’adozione, Harlem, che gli suggerisce importanti e ancora attuali temi sociali quali la povertà, l’immigrazione e la mai sopita questione razziale. Ward conferisce lo status di opere d’arte agli oggetti più svariati e inconsueti, quelli che altri scarterebbero a priori, accomunandoli a rifiuti privi di interesse. Nulla sfugge alla ricerca artistica di Ward: pneumatici, ruote, metallo, corda, sedili di pelle, barili per petrolio, lacci delle scarpe, tubi catodici, avanzi di vita in cui è pienamente riconoscibile la mano dell’uomo dell’era industriale. Per l’installazione site-specific allestita in HangarBicocca, Nari Ward presenta una palla di rifiuti composta da scarpe usate, manici di scopa e di badile, vecchie tazze di toilettes e stracci (questi ultimi ricavati dal precedente intervento di Christian Boltanski, Personnes, e sfuggiti alla “dispersione” di fine settembre 2010, interpretando così, con un processo coerente con la sua poetica, uno degli assi di Terre Vulnerabili). Ward conferisce nuova vita a oggetti apparentemente insignificanti e privi sia di una funzione, sia di una carica visiva – che in alcuni casi forse non hanno mai avuto – riassemblandoli in un insieme volutamente attraente, che può suggerire allo spettatore un riconoscimento della dignità di coloro che vivono nella miseria e nell’emarginazione sociale.   

 

 

 

Terre Vulnerabili - quarta mostra

dal 5 maggio al 17 luglio 2011

 

Hangar Bicocca
via Privata Chiese 2 – Milano

 

 

Info

Fondazione HangarBicocca
Via Privata Chiese 2 - Milano

Tel. 02 66111573
Fax 02 6470275

 

info@hangarbicocca.it

 

www.hangarbicocca.it

 

 

 

(Maggio 2011)